In un tempo lontano, molto lontano, anche noi fummo giovani. Anche noi sfilammo per le strade, occupammo le piazze, le scuole e le università… Anche noi ci scontrammo con la Polizia o, per essere più precisi, la Polizia si scontrò con noi. All’epoca, l’Ordine pubblico era ancora regolato dalle Leggi del Fascismo: tre su un marciapiede costituivano già “adunata sediziosa”.
Anche noi invocavamo la liberazione dei Popoli contro il Colonialismo e l’Imperialismo… Qualcuno ci aggiunse ben presto anche “contro il Capitalismo”. “Gaza”? No, “Vietnam”! Il nemico? Gli USA. E il fantoccio da bruciare nelle piazze, insieme alla bandiera americana? Netanyahu? No, all’epoca era Nguyễn Văn Thiệu, capo del governo sud-vietnamita o il povero Rumor, che riceveva Nixon a Roma. Sono passati sessant’anni, i social e la comunicazione informatica hanno preso il posto dei volantini e dei tatse-bao, ma la struttura ideologica è sempre la stessa, constaterebbe l’antropologo Lévi-Strauss. Oggi come allora i giovani scendono in piazza carichi di desideri, di simboli, di speranze di un mondo migliore…
E’ l’eterna domanda messianica di liberazione, è il motore delle generazioni e della storia. De Rita, nel tentativo di dare un nome a queste piazze, lo ha definito ”il movimento del sentire”. Il sentire è qualcosa a metà tra “percepire” e “intelligere”. Oggi come allora, i ragazzi sono mossi da generosi ideali: la pace, la giustizia… Tuttavia, per stare nella Storia reale, non immaginaria, non basta un’anima gonfia di ideali, occorrono idee che rispecchino la Realtà. Insomma: occorre “intelligere”.
Gaza è diventata oggi l’attaccapanni, cui appendere ideali, desideri e ogni malcontento possibile.
Lo slogan risuonato in ogni piazza, strada, università, scuola, con la rima adattabile ad ogni luogo, è stato: “Milano… Roma… Bari… Cinisello sa dove stare: la Palestina dal fiume al mare!”. Esattamente la piattaforma politico-militare di Hamas. C’entra con la pace in Palestina? Per nulla. E’ la via della guerra, come si vede da due anni. Eppure con il Piano-Trump la storia ha fatto un salto – forse non di tremila anni, come pretende Trump – e lo ha fatto proprio mentre le piazze veleggiavano insieme alla Flottilla verso il porto del nulla…
Qualcuno ha spiegato la posta in gioco ai ragazzi dei Licei e delle Università?
Non le Università. Dove i Senati accademici e i Rettori hanno fatto a gara a rompere le relazioni con le Università e i Centri di ricerca israeliani e a punire in vari modi chi ha osato opporsi alla richiesta di firmare giuramenti anti-israeliani. Il wokismo è approdato tra noi!
Non Landini. Essendo ormai incapace di fare trattative e scioperi sindacali, per esempio per difendere i salari, si è buttato sugli scioperi politici, un’Intifada alla settimana, in vista di una più grande, la spallata del 2027.
Non la sinistra. Una larga parte di essa condivide l’idea di Hamas che Israele sia uno Stato abusivo, neo-coloniale, imperialista; che Netanyahu sia un fantoccio di Trump o viceversa; che il pogrom del 7 ottobre, di cui proprio oggi cade il secondo anniversario, sia un atto legittimo di resistenza. Lo striscione in testa alla manifestazione di Roma ha celebrato il “7 Ottobre giornata della Resistenza palestinese”.
La parte dorotea della sinistra apprezza, obtorto collo, il piano-Trump, ma non può dirlo ad alta voce e, magari, indire una manifestazione in appoggio, perché, ahinoi, anche la Meloni lo condivide. E così, nelle campagne elettorali regionali è stato promesso da parte dei candidati del “campo largo” che, in caso di vittoria, riconosceranno lo Stato di Palestina. E’ qui evidente il tentativo di uso politico-elettorale delle piazze. I
Il risultato finale è che la sinistra è rinchiusa in un pallone aerostatico pubblicitario, free-floating al di sopra della realtà, a conferma conclusiva del fallimento di una classe dirigente incapace di verità e di realtà, e conduce una guerriglia ibrida, tra piazze e astensione in Parlamento, contro il governo, senza un’idea propria. Se insorge un movimento di massa nel Paese, compito della politica non è andare al seguito, ma stare davanti.
Così i giovani di oggi stanno scontando la vigliaccheria e l’irresponsabilità della generazione politica adulta. Aldo Moro e Luigi Longo con il ’68 furono assai più seri. E Enrico Berlinguer non ebbe paura di parlare di “diciannovismo” di fronte al Movimento del ’77.
Quanto al governo, avrebbe potuto fare meglio. Giorgia Meloni soffre di “bipolarismo psico-politico”. In quanto Capo del Governo si è mossa in modo ineccepibile nelle infide acque della politica mondiale. Ha preso atto che il Piano-Trump, appoggiato dagli Arabi, da Hamas, dal Papa e dal Card. Pizzaballa, è l’unico sul tavolo e che, dunque, va appoggiato. Ma quando si mette a fare il capo-partito, allora si mette ad agitare il drappo rosso per far infuriare le piazze. L’invito a “non andare per mare” rivolto alla Flotilla e ai suoi numerosi fan ha avuto lo stesso effetto dell’invito craxiano del 1991 ad “andare al mare”: le piazze si sono riempite.
Giovanni Cominelli