Due interventi di due importanti cardinali italiani, Camillo Ruini ( CLICCA QUI ), ex Presidente della Cei, e l’attuale Primate d’Italia, Gualtiero Bassetti, ( CLICCA QUI ) dimostrano l’esistenza delle diverse letture da parte del mondo cattolico sulla criticità della situazione politica e sociale dell’Italia e, dunque, dei modi in cui i cittadini cattolici possono guardare alla cosa pubblica e spendere i propri talenti nel curarsi di essa.
Da un lato, una Chiesa che potrebbe persino apparire “ stanca”. Dall’altro, la sottolineatura dell’esigenza di penetrare la “ complessità” dei fenomeni e l’accettare il confronto con la realtà sulla base di un impegno animato da chiarezza, abnegazione, passione.
Nella piena conoscenza e consapevolezza dei problemi dell’oggi, di un evolvere di un mondo che non piace, certo, completamente, si ha pure il dovere di guardare al bicchiere mezzo pieno, piuttosto che a quello mezzo vuoto, e di cogliere nelle luci, accompagnate e inevitabilmente insidiate da ombre, quell’energia vivificatrice che il Vangelo chiede di presentare e sostenere sempre e comunque.
Noi di Politica Insieme con Costruire Insieme e Rete Bianca abbiamo lanciato un Manifesto ( CLICCA QUI ) per porre definitivamente la questione di dare vita ad una presenza organizzata da parte di chi nella dialettica politica vuole portare l’ispirazione cristiana. Sollecitazione universale verso la Persona e le “ cose” del mondo che non vale, dunque, solo per i cattolici.
Da questo nasce il convincimento dell’ineluttabilità di un impegno civico, propositivo e programmatico. Sono difatti le condizioni reali delle donne e degli uomini, delle famiglie, del Paese, dell’Europa, del Mediterraneo e del Mondo a richiedere il superamento dell’indifferenza e dell’irrilevanza.
Guardiamo al bicchiere mezzo pieno, scommettiamo sulle luci. Lo facciamo in pieno spirito di autentica libertà e indipendenza.
Crediamo, infatti, che ci sia il dovere, prima che il diritto, di misurarsi con ciò che tanto influenza la vita degli altri esseri umani e determina il futuro dei loro figli e nipoti, degli ultimi, ma anche dei “ primi”, che pure devono essere ricondotti ad una logica di responsabilità sociale.
Ciò presuppone un’autonomia di iniziativa e una novità nel metodo che da cittadini siamo in grado di sviluppare, sostenere e difendere perché forti del riferimento al Pensiero sociale della Chiesa e alla Costituzione.
Non è nostra intenzione presentarci come rappresentanti della Gerarchia e dell’intera comunità dei credenti. Rispettiamo la possibilità che fedeli, cardinali, vescovi, presbiteri votino secondo i propri convincimenti politici. Il fatto che ci accomuni la Fede non significa credere nell’irrealistica e inconsistente ipotesi di dare vita ad un “ partito cattolico”. Cosa che, del resto, non fa parte della tradizione storica e di pensiero dell’Italia.
Senza alcuna difficoltà accettiamo che altri cattolici votino per altri partiti. Noi ci rivolgiamo a chi crede nella forza e vitalità del pensiero popolare e cristiano democratico; a chi vede i limiti di proposte politiche divisive, ancorché in grado di ricevere i momentanei consensi di quanti sono costretti da oggettive condizioni di difficoltà ad abbandonarsi a spinte non realistiche, emotive ed egoistiche; a chi, credente o non credente, sottolinea la necessità che un nuovo modello sociale debba essere ricostruito, sulla base della riscoperta del principio di solidarietà.
Non accettiamo più la logica di una contrapposizione pregiudiziale, ed estremista, che ha caratterizzato la fase del “ bipolarismo” e dello scontro per partito preso di cui hanno finito per giovarsi un “ sovranismo” astorico e un “ populismo” velleitario.
Siamo per una politica che non individua in chi la pensi diversamente un “ nemico”, mentre riteniamo che sia giunto il momento in cui il Paese ritrovi il senso dell’inclusività, del solidarismo, del comune impegno nel ricercare proposte sostenibili per assicurare un’autentica ripresa, morale e civile, e non per la difesa dello “ status quo”, istituzionale, economico e sociale che sia.
Non ci ha scomposto più di tanto la presa di posizione del cardinal Ruini. A malincuore, ricordando il ruolo da lui svolto alla guida della Cei in un periodo tormentato e complesso, dissentiamo dal suo modo di concepire il coinvolgimento dei credenti nella vita pubblica, che egli continua a collegare e a far discendere dalle dinamiche interne alla Chiesa.
Bene fa il cardinal Bassetti a ricordare che la Chiesa italiana “ dialoga” con tutti. “ Non alza steccati o muri. Certo, aggiunge il Primate d’Italia, non può tacere quando le grida di turno o i provvedimenti adottati contrastano con il Vangelo e con un’antropologia cristiana che è nell’interesse di tutti e non solo di una parte. Ciò non ci esime dall’intervenire, altrimenti peccheremmo di ‘omissione’ ”.
La Chiesa e i suoi pastori devono dialogare con tutti perché a tutti è diretta la loro missione evangelica. Una missione che, per prima cosa, richiede lealtà e chiarezza e il mantenimento della fondamentale distinzione di ciò che è questione di fede e di apostolato e ciò che, invece, riguarda la politica.
E’ per questo che ritorno sul mio precedente commento alla posizione del cardinal Ruini su Matteo Salvini ( CLICCA QUI ). Una posizione che finisce per presentarsi come quello che potremmo definire un eccesso di realismo, ma che della realtà non analizza le contraddizioni e i limiti politici della linea del capo della Lega e della complessiva proposta dell’attuale centrodestra, sempre più destra e sempre meno centro.
Non valuta neppure l’assoluta contraddittorietà tra gli annunci, spesso non accompagnati da un’analisi di fattibilità effettiva, e i risultati raggiunti. Questo vale per il lungo periodo in cui la Lega è stata componente importante dei governi di centrodestra guidati da Silvio Berlusconi e per i 15 mesi in cui è stata recentemente parte significativa dell’esecutivo creato con i 5 Stelle.
Che cosa ha concluso Salvini? Noi sappiamo che si sono trattati di 15 mesi gettati al vento. Puerili e velleitari atteggiamenti antieuropei hanno fatto aumentare il famigerato “ spread” e non hanno fatto crescere il Pil. Alla grande preoccupazione di occupare posizioni di potere non è seguito un solo provvedimento utile a migliorarci in materia di sicurezza. Eppure, Salvini aveva non solo la responsabilità del Ministero dell’Interno, ma costituiva la “ figura forte” del governo giallo verde guidato da Giuseppe Conte.
In materia di immigrazione e rapporti con l’Europa, la prima questione di sua diretta responsabilità, i secondi affidati al ministro Savona indicato dalla Lega, niente è pervenuto. Solo tuonanti dichiarazioni seguite dal vuoto pneumatico.
Il Ministro della Famiglia era un leghista. Ma l’onorevole Fontana non ha portato un solo provvedimento degno di questo nome e ha finito, anch’egli, per lasciare in anticipo il proprio posto. Le famiglie italiane hanno ascoltato un gran numero di chiacchiere, non hanno visto alcunché.
Potremmo fare un lungo elenco di altre cose che i legisti hanno promesso di fare e che non hanno neppure avviato. Varrà la pena di riflettere su tutto ciò?
Lo abbiamo già detto: non siamo così sciocchi dall’impantanarci in inutili discussione sul bacio di un rosario. Non costituisce un fatto politico e non accettiamo che il metro di riferimento con cui si valutano uomini e cose in termini istituzionali e pubblici possa essere ridotto a questo.
Noi italiani, credenti o meno che si sia, dobbiamo uscire da una sorta di analfabetismo politico in cui siamo stati collettivamente precipitati da vacuo clamore retorico e dalla logica degli schieramenti. Dobbiamo guardare i risultati concreti raggiunti negli anni scorsi, percorrendo una strada o l’altra. Sì, perché tutti i discorsi sul centrodestra riguardano specularmente anche il centrosinistra che quasi niente ha fatto, voluto o potuto non sappiamo, per il cosiddetto “ bene comune” e, persino, per i propri gruppi sociali di riferimento.
Fa bene dunque il cardinal Bassetti a fare proprie le parole di Papa Francesco: “È necessaria una nuova presenza di cattolici in politica. Una nuova presenza che non implica solo nuovi volti nelle campagne elettorali, ma principalmente nuovi metodi che permettano di forgiare alternative che contemporaneamente siano critiche e costruttive”.
Noi stiamo provando a rispondere a questa sollecitazione precisando il senso di una proposta di autonomia, di contenuti programmatici e con l’intenzione di presentare un nuovo personale politico.
Autonomia, programma e facce nuove. Questo è il senso di una novità che molti stanno cogliendo, che non possiamo tradire e che certamente non diluiremo solo per ottenere qualche voto in più per l’aggregarsi di chi intende riproprorre sterili velleità di” ritorni” improponibili o lo fa per un proprio tornaconto personale. Aperti, invece, a chi vuole mettersi al servizio di un processo rigenerativo della politica, delle istituzioni e dell’economia in coerenza con i nostri postulati di partenza illustrati nel Manifesto.
Il cardinale Bassetti parla di Giorgio La Pira e dell’inevitabile necessità che i cattolici intenzionati a tornare ad occuparsi di politica lo facciano con una tensione diretta “ verso i poveri, i precari, gli sfruttati, gli emarginati, i delusi, i fragili”, “ i giovani che non trovano lavoro e che in maniera sempre più allarmante lasciano il nostro Paese; o le famiglie toccate dalla crisi, dalle difficoltà anche intrinseche, dalla disoccupazione”.
C’è dunque bisogno non “di guardare al passato ma di costruire un futuro realmente nuovo”.
E’ attorno a questa prospettiva che noi abbiamo iniziato il nostro percorso perché è il “ nuovo” che ci interessa per dare vita un processo di cambiamento sostanziale per il Paese, la sua politica, le sue istituzioni e del modo di come al suo interno si sviluppano le relazioni, pubbliche e private.
Giancarlo Infante