C’è il “racconto” sui successi ottenuti dall’Italia in materia di migranti, si favoleggia sul Piano Mattei, si dà per garantito l’impegno della Tunisia a fermare i migranti. La realtà è tutta un’altra e i servili telegiornali, spiace che lo siano del tutto diventati anche quelli della Rai chiamati ad assicurare il Servizio pubblico, ci offrono una versione edulcorata di un grande fallimento.

In sede europea non è stato raggiunto alcun accordo effettivo e concreto. Si sono limate le parole di un documento d’intenti. E, intanto, mentre continuano gli sbarchi sulle nostre coste giunti a raddoppiare il numero di quelli dell’anno scorso, la Meloni ha esaltato il successo ottenuto per il fatto che il documento dei 27, non votato dai suoi alleati principali Polonia e Ungheria, non parlasse delle Ong. E sappiamo tutti molto bene che le navi di queste organizzazioni sbarcano appena il 10% dei migranti diretti in Italia. Ma delle questioni che a noi interessano nel concreto, in relazione al tanto sbandierato Memorandum sottoscritto con Tunisi non c’è più traccia. Tutto rinviato. Se andrà bene … al prossimo anno.

Cruciale, per quanto possa essere considerato da taluni strumentale o meno, è la questione dei diritti umani in Tunisia. Mentre sempre più alte si levano le voci di chi contesta il regime di Kais Saied. A partire dai figli di quattro esponenti dell’opposizione tunisina incarcerati che hanno chiesto alla Corte penale internazionale (CPI) d’indagare sulle persecuzioni politiche e sul mancato rispetto dei diritti umani nel paese nordafricano.

Gli esponenti dell’opposizione ricordano che dalla salita al potere di Saied, alla fine del 2019, è stato sospeso il Parlamento, sciolto il consiglio giudiziario, che garantisce l’indipendenza dei giudici, è stato licenziato il primo ministro Hichem Mechichi ed è iniziata un’azione di governo tutto realizzata a colpi di decreti. Attuata, inoltre, una detenzione di massa senza precedenti, inclusa quella che ha riguardato personaggi di spicco dell’opposizione, ex ministri, uomini d’affari, intellettuali e semplici attivisti.

La settimana scorsa, Abir Moussi, capo del Partito Destouriano Libero (Costituzionale) e critico di Saied, è stata arrestata arrestata mentre presentava un ricorso contro l’ultimo decreto del Presidente.

Tutto questo spiega perché Saied non riceve i tre miliardi di euro chiesti al Fondo monetario internazionale, richiesta che aveva messo alla base delle sue trattative con Ursupla von der Leyen e Giorgia Meloni per impegnarsi a trattenere in migranti in Tunisia.

 

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