Diverse associazioni cattoliche italiane, tra cui Fondazione Fratelli Tutti, Azione Cattolica Italiana, Comunità Papa Giovanni XXIII e ACLI, hanno proposto l’istituzione di un “Ministero della Pace” in Italia per cercare di dare un assetto istituzionale stabile alle politiche di pace, giustizia e disarmo. Lo hanno fatto con un evento a Roma durante il quale si è parlato della pace come una vera e propria architettura politica e non solo un ideale etico. I presidenti delle associazioni hanno illustrato le motivazioni dietro questa iniziativa, che mira a rafforzare l’impegno dell’Italia per la pace in un mondo dilaniato dai conflitti.
L’intuizione di don Oreste Benzi
L’idea di un “Ministero della Pace”, è nata negli anni ’90 grazie a una intuizione di don Oreste Benzi e dalla sua esperienza con le vittime del conflitto in Jugoslavia. Laila Simoncelli, coordinatrice della “Campagna per la Pace“, che oggi coinvolge oltre 30 associazioni, ha spiegato che l’obiettivo è creare un nuovo paradigma istituzionale in Italia.
Questo ministero dovrebbe coordinare le politiche di pace, trasformandole da iniziative sporadiche a progetti strutturali. Dovrebbe prevedere una Consulta nazionale dei costruttori di pace, un comitato interministeriale e dipartimenti dedicati, includendo la difesa civile non violenta e i corpi civili di pace.
La definizione
L’incontro è stato aperto da padre Francesco Occhetta, Segretario generale della Fondazione Fratelli tutti che a Interris.it ha spiegato il significato di un Ministero della Pace. “Si tratta di un mezzo – ha detto – per poter dialogare con i nemici, poter pensare alla giustizia riparativa e non fondata sulla violenza; è un mezzo che promuove anche la legittima difesa ma in un contesto di paradigma di costruzione di pace come è stato dopo la seconda guerra mondiale”. E tornano alla mente le parole di Papa Leone XIV che ha chiesto “di disarmare le parole perché dal disarmare le parole nascono mondi nuovi e mondi pacificati, quindi la pace è per noi pacificazione, non è pacifismo”.
Dopo la prolusione di Michele Nicoletti, docente di Filosofia politica all’Università degli Studi di Trento, sul tema “Istituzioni per la pace, in un mondo lacerato dai conflitti”, c’è stata la prima serie di interventi su “Le ragioni per istituire un Ministero della Pace”, a cura dei tre Presidenti delle Associazioni organizzatrici.
“La proposta del Ministero – ha detto Giuseppe Notarstefano, Presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana – vuole essere una provocazione per recuperare un coordinamento istituzionale tra diversi ambiti fondamentali. Pensiamo alla proposta di un’educazione della non violenza che diventa anche traduzione dei corpi civili di pace, il rafforzamento del servizio civile internazionale. Noi crediamo che sia necessario trovare dei percorsi per dialogare insieme. La pace si nutre di ascolto e dialogo, riconoscendo l’altro come un fratello, anche nelle diversità più estreme.
Accogliere le differenze, in un mondo complesso, è la via costruttiva per far convivere le diversità e evitare il conflitto e la distruzione. Invece di combattere ciò che è diverso o radunarsi solo tra simili, è fondamentale permettere a ciascuno di abitare la complessità in modo originale, promuovendo la convivenza e il rispetto reciproco.”
Don Benzi e l’urgenza della Pace
Un ministero della Pace che era tanto desiderato da don Oreste Benzi. Matteo Fadda, Presidente dell’Associazione Papa Giovanni XXIII, ha ricordato come il sacerdote, vivendo a contatto con i profughi, comprese l’urgenza di organizzare la pace a livello istituzionale. Affermò che,come gli uomini hanno organizzato la guerra per secoli, fosse tempo di fare altrettanto per la pace, non solo desiderandola, ma costruendola con una nuova istituzione. “Non basta desiderare la pace – diceva don Benzi – bisogna organizzarla”. E come iniziare? “E’ importante – ha detto Fadda – saper comunicare con le diverse istituzioni e dialogare con il Ministero degli Esteri, con il Ministero dell’Istruzione, con il Ministero della Sanità, intervenire nell’educazione, la pedagogia alla non violenza e alla pace, nella risoluzione non violenta dei conflitti, ma anche nella cooperazione internazionale, una cooperazione allo sviluppo. Quindi non si vuole considerare come una alternativa agli organi attuali di governo, ma come uno strumento che manca e che dovrebbe colmare questa assenza che abbiamo nella nostra prospettiva di governo, che serve proprio a valorizzare la pace come strutturale per la nostra società”
Artigiani della Pace
Emiliano Manfredonia, Presidente delle ACLI, ha sottolineato che la pace non può essere un ideale astratto, ma una scelta politica concreta, specialmente in un’epoca di crescente conflitto e paura. “Dobbiamo pensare alla pace – ha detto Manfredonia – partendo dalla pace, abbandonando l’idea che la guerra sia necessaria per difendere la pace. Una pace che si costruisce con dialogo, cooperazione e giustizia sociale“.
Il Ministero proposto avrebbe quindi il compito di coordinare le attuali politiche di pace frammentate, valorizzare la formazione alla nonviolenza nelle scuole e università, promuovere la cultura della riconciliazione e sostenere la diplomazia dei popoli. L’obiettivo è creare uno strumento strutturale e non simbolico per la costruzione della pace. La proposta si estende anche a livello internazionale, con le ACLI che chiedono un “Dipartimento per la Pace e la Riconciliazione” nell’Unione Europea e un Relatore Speciale ONU per il diritto alla pace.
Un sogno
E’ possibile quindi un Ministero della pace? Risponde Matteo Fadda, facendo proprie le parole del vescovo Hélder Pessoa Câmara: “Se uno sogna da solo, il suo rimane un sogno. Se molti sognano insieme, può diventare realtà“.
Francesco Vitale
Pubblicato su www.interris.it