A mons Gastone Simoni noi di Politica Insieme e di Insieme dobbiamo molto. A partire da una  visione laicamente coerente con cui si guarda ad una presenza politica fortemente riferita alla Costituzione e alla Dottrina sociale della Chiesa. In vista del primo congresso di Insieme, mons Simoni ha indirizzato a tutti noi, lo scorso 29 aprile,  la seguente lettera che volentieri pubblichiamo.

Col rispetto dovuto a voi laici, diretti protagonisti del nuovo partito di ispirazione cristiana, e al tempo stesso con la preoccupazione propria di chi l’ispirazione cristiana e la sua credibilità nel mondo l’ha a cuore profondamente, mi permetto di porvi alcune domande in vista del vostro congresso fondativo. Da esso ovviamente dovrà risultare, nonostante le difficoltà a farsi spazio tra i protagonisti di questo momento sociale e culturale, il volto chiaro e convincente – e unitario – della nuova proposta che siete chiamati a incarnare con le vostre persone, il vostro comportamento, le vostre idee progettuali e programmatiche.

1.La prima domanda – o prima serie di domande – potrà apparire troppo scontata o addirittura troppo generica; ma ritengo utile porla ugualmente.

Come essere e apparire  di fronte all’opinione pubblica italiana una risposta e proposta politica coerente sia con i punti più qualificanti della dottrina sociale (aggiornata a oggi) della Chiesa cattolica, sia con l’impostazione politica pienamente democratica-costituzionale tanto nella prassi interna quanto nelle scelte di fondo e nelle relazioni pubbliche ( CLICCA QUI ), e sia con le effettive attese e i concretissimi problemi delle persone e delle famiglie che sono più in difficoltà socio-economica-culturale?

E’ vero che esiste il Manifesto programmatico di INSIEME ( CLICCA QUI ). Ma credo che questo non sia sufficiente, da solo, a farvi conoscere. E d’altra parte non sarebbe un’operazione propriamente felice scegliere di presentarsi con qualche punto dello stesso Manifesto senza qualche appropriata sottolineatura. Dovrete, al tempo stesso, dichiarare e spiegare e presentarvi non tanto all’insegna del riformismo ma, come insiste Stefano Zamagni, della “generatività” e della vera e propria trasformazione socio-politica secondo le linee che egli stesso ha più volte illustrato e continua a illustrare. A tal fine, secondo lui, per una società veramente inclusiva e più giusta e solidale è necessario considerare veri soggetti attivi non solo lo Stato e il Mercato ma tutto il mondo “comunitario” del Terzo Settore. Zamagni, tra l’altro, insiste nell’indicare come obiettivi necessari una maggiore tassazione delle rendite improduttive e una contemporanea diminuzione del prelievo fiscale alle categorie del lavoro in particolare nelle zone economicamente più deboli; nel rendere poi la scuola e l’università non solo istruttive ma educative, e inoltre nel favorire il rientro in Italia dei giovani qualificatisi all’estero, a cominciare da quelli del sud. Riguardo all’Europa, al fine di renderla più coesa e giusta va incoraggiato e realizzato un europeismo pro-attivo e trasformati i trattati di Maastricht e di Dublino, nonché la BCE, e rese maggiormente comunitarie e solidali la politica estera e quella industriale (Per avere però una conoscenza più precisa del Zamagni-pensiero è bene andare al suo recentissimo scritto intitolato “Concretizzare la Fratelli tutti con una nuova presenza politica” CLICCA QUI ).

Ma domando: Zamagni vi convince davvero tutti quanti? Ritenete che le idee che egli va esponendo da una parte all’altra, e via internet, rientrano nell’identità di INSIEME che dovete far capire agli italiani? Senza considerarlo l’unico nostro pensatore, e stimando al tempo stesso altri intellettuali di ispirazione cristiana, io stimo assai lui. Ricordo che dopo la sua bella introduzione alla Settimana Sociale di Torino, gli andai a dire, tra il serio e il faceto (ma convinto di quanto gli stavo proponendo), di non dedicarsi solo allo studio ma di decidersi a entrare in politica: era il 2013.

Indubbiamente dovrete essere “riassuntivi” nel presentarvi all’Italia (credo di farmi capire dicendo così): chi seguirebbe discorsi troppo lunghi?  Ma allora, con quali punti qualificanti farvi conoscere? E riguardo alle “insistenze” di papa Francesco (ci sono alcune sue “insistenze”), come pensate di porvi? E su quali “mali e storture e ingiustizie e iniquità” attuali pensate di far capire sia il vostro “no”, sia la vostra “proposta alternativa”? Quali le iniquità attuali da denunciare, quali le maggiori insopportabili storture, quali i pericoli maggiori, secondo voi, nazionali e internazionali, indicare ma indicando al tempo stesso come superarli con una politica “trasformativa”? Credo tra l’altro che un tema non debba mancare nella vostra presentazione pubblica – e non solo perché è molto sentito e denunciato dalla gente, ma perché è giusto – quello cioè del necessario intervento politico contro gli eccessivi privilegi economici e i vitalizi, in certi casi scandalosi, di parlamentari, supreme cariche politiche e alti funzionari statali. Non è demagogia, questa, ma urgente operazione di giustizia.

Penso inoltre, aggiungo, che non sia bene rimandare al congresso la chiarificazione “ultima” delle questioni che vedo emergere nei vostri dibattiti su www.politicainsieme.com. Cercate di chiarirvi il più possibile prima ancora del congresso per non renderlo, alla fine, un palcoscenico troppo acceso. Non mi sembrerebbe una buona e accattivante autopresentazione. Anche sul problema fortemente dibattuto e non trascurabile sull’essere “alternativi” o meno alla destra e alla sinistra e su quello riguardante la legge elettorale proporzionale o maggioritaria, meglio sarebbe chiarirvi tra voi prima dell’assise congressuale. Il che non significa voler ridurre il congresso a una passeggiata troppo tranquilla.

Anche riguardo al problema dell’elezione dei vertici del partito, a partire dal coordinatore, mi permetto di auspicare che, salvo ovviamente il carattere democratico di una scelta così importante, Zamagni possa spendere la sua indubbia autorevolezza negli inevitabili contatti pre assembleari allo scopo di arrivare alla scelta che sia migliore e più unitaria possibile.

2.Un altro argomento. Negli ultimi mesi mi pare che sia cresciuta un’apertura maggiore verso una convergenza politica fra coloro che hanno vissuto, magari da giovanissimi, l’esperienza democristiana e popolare. Cosa buona e desiderabile di per sé, ma a tutte le condizioni?

Non sarò io (considerato prete molto “democristiano”) a liquidare lo sforzo di valorizzare giustamente e adeguatamente quella grande esperienza, ma non posso avvalorare neppure io un’operazione “nostalgia” (nostalgia di quello che non c’è più), né tanto peggio favorire il pericolo di inquinamenti o anche solo di appannamenti identitari di un partito che intende essere e apparire “nuovo” e assolutamente “autonomo” per quanto aperto a collaborazioni e dotato di senso realistico e gradualistico nelle concrete situazioni che via via succedono in politica. Del resto sull’“autonomia” da sempre si insiste nell’ambito di INSIEME: ricordo in particolare gli interventi di Galbiati e di Infante. (A proposito di Giancarlo Infante, bisogna essergli molto grati per l’impegno, certamente faticoso e grandemente prezioso, nell’aver dato vita e curato giorno per giorno, da vero esperto oltre che da appassionato del partito, questo giornale online).

E’ noto che almeno su alcuni temi fondamentali – quali la vita delle persone fin dal seno materno (come scoraggiare l’aborto), la famiglia (come scoraggiare il divorzio), il lavoro per tutti (come incoraggiare e sostenere le imprese virtuose), la giustizia e solidarietà-fraternità sociale, il sostegno effettivo e non strumentale alle nazioni più povere, la pace fra le nazioni e una strategia per il disarmo almeno delle armi nucleari, così come il miglioramento in senso solidaristico della comunità europea sia al suo interno, sia nei rapporti con gli stati africani della sponda mediterranea e sia, oggi, nell’impegno ancora urgente tanto per favorire la pace nella zona quanto per impedire altre scandalose tragedia dei migranti non soccorsi e affogati nelle acque del “Mare nostrum” – è noto, dicevo, che su questi temi si sono caratterizzati (e si dovevano meglio caratterizzare) i cattolici nel corso degli anni. Come, allora, e in quali termini in questa fase politica-culturale riproporre tali scelte di fondo nell’orizzonte della “trasformazione”? E a proposito della pace – anche se è vero che la globalizzazione di questi anni, con tante guerre nel mondo, ha messo in crisi il “mito” della pace (espressione trovata in un articolo di Galli della Loggia, sempre peraltro intelligente, sul “Corriere” del 15 aprile) – perché, insisto, chiamare la pace col nome di “mito”  nel senso di bene impossibile? La pace è un “ideale” arduo, come ci insegna la storia e l’attualità, ma necessario e, come tale, assolutamente da perseguire, senza stancarsi mai, con passi politici precisi, tanto realistici quanto coraggiosi e fiduciosi. Oltretutto, nella storia dell’umanità, così carica di violenza, sono state superate con un certo successo, mi pare, le devastanti e continue violenze tra i popoli antiche quanto il mondo. Dunque c’è una certa misura di speranza nell’impegnarsi davvero per la pace e il disarmo!

Aggiungo infine che, tenendo conto dei valori fondamentali e irrinunciabili da difendere e promuovere sul piano politico, è bene cercare di coinvolgere in INSIEME tutti i cattolici e se possibile anche coloro che, pur non essendo di fede cattolica né di tradizione democristiana, si ritrovano però con noi sui grandi temi dell’umanesimo cristiano.

3.Mi permetto ora di tornare sull’argomento del primo congresso del nuovo partito. Credo di capire le ragioni della sua convocazione a giugno prossimo, entro la fine del mese. Personalmente – a parte il fatto che il tema non è di mia competenza – non ho motivi di dubitare su tale scelta. Tra l’altro mi pare importante passare da una condizione di “segreteria a tre” a una vera e propria segreteria di un vero e proprio partito democratico. Al tempo stesso però so che nell’ambito di INSIEME a livello regionale non tutti sentono agevole portare a termine gli adempimenti burocratici (ed anche economici in questo tempo di crisi finanziaria). So anche comunque che nel partito sta prevalendo – se non sbaglio – l’idea di presentarsi alla prossima tornata elettorale amministrativa autunnale, e pertanto si ritiene che l’eventuale dilazione del congresso non possa avvenire troppo in là. Mi chiedo soltanto – e chiedo – come venire incontro alle difficoltà di cui ho fatto cenno. Tanto meglio, in ogni modo, se tutto è stato già risolto.

4.Un altro tipo di domande desidero suggerire, più radicali ancora, perché riguardano le persone protagoniste, voi stessi cioè: domande che ciascuno è bene, credo, faccia anzitutto a se stesso quando si mette sinceramente davanti a Dio, e quando va a confessarsi con l’intimo desiderio di migliorare. Le suggerisco non perché pensi o sospetti chissà che cosa di negativo su di voi e tra voi, ma perché so che la politica, che è inseparabile dal “potere”, è un terreno – direi uno “speciale terreno” – di sicure e forti tentazioni dovute agli istinti negativi dell’io orgoglioso, vanitoso, presuntuoso, egoista, eccetera… che ci portiamo dentro. Ogni esperienza umana – anzi, ogni vocazione umana – è terra esposta alle tentazioni di vario genere proprio perché è chiamata da Dio ad essere sensata e santa (“liberaci dal male”, si prega nel Padre nostro): è chiamata a tanto, ma resta debole a causa del peccato originale e dell’invidia dello spirito del male. Il diavolo influisce molto nella vita e nella storia; Maritain, in linea con l’Apocalisse e non solo, parlava in Umanesimo integrale di tre protagonisti della storia: Dio, l’uomo e il diavolo. E’ una terra e una vocazione – quella politica – di fondamentale importanza per il bene o il male della convivenza umana, e per questo i cristiani son chiamati a santificarla, a liberarla dal male, a starci dentro con l’amore, la croce e la grazia del Signore Gesù.

Perciò è bene che ciascun cristiano che avverte il richiamo dell’impegno politico si chieda in coscienza, davanti a Dio: perché mi sono interessato alla politica? perché vi sono entrato o sto per entrarvi? quali intenzioni mi spingono? e che cosa, in realtà, mi riprometto quando sostengo quella parte o quell’opinione? si insinuano, forse, nelle mie scelte, intenzioni “contagiate” in mezzo a quelle buone? e i miei concreti rapporti con gli altri “impegnati” di quale spirito sono? e col dovere radicale della fraternità – l’enciclica Fratelli tutti di Francesco vale anzitutto per i rapporti interni di un gruppo cristiano – e col dovere ancora più radicale (son “radicali”, in verità, ambedue) dell’onestà e della giustizia, in quale maniera io cristiano impegnato voglio comportarmi e di fatto mi comporto? …

Altre domande potrebbero ancora venire … Domande comunque, queste che ora ho proposto, rivolte agli amici non per tormentarli ma per aiutarli ad essere liberi e positivi protagonisti di un’opera politica, più o meno piccola o grande che sia, in linea con lo spirito cristiano e l’insegnamento sociale della Chiesa.

Mi fermo qui. Forse bastano questi interrogativi per un aiuto spirituale a voi amici preziosi e cari. Ai quali, infine, auguro di non dimenticare le parole di un antico e grande padre della Chiesa (sec. IV), san Giovanni Crisostomo: “l’uomo che prega ha le mani sul timone della storia”. Pregare anche per la politica e nel cuore della politica è un compito particolare dei cristiani che in politica sono impegnati. Preghiamo tutti, allora, perché il congresso annunciato riesca bene e faccia benedire la nascita di INSIEME anzitutto da parte della buona gente delle nostre regioni e delle nostre parrocchie.

Vi saluto tutti quanti oggi, 29 aprile, festa di santa Caterina da Siena, compatrona d’Italia e d’Europa: una circostanza che mi suggerisce di affidare a lei e a san Francesco d’Assisi la vostra grande “impresa politica nuova”.

mons Gastone Simoni

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