Acistampa  ha pubblicato una serie di articoli su Pio XII e gli ebrei, a firma di Andrea Gagliarducci. Questo che segue è il primo intervento

Non solo gli aiuti agli Ebrei prima della razzia al ghetto di Roma del 16 ottobre 1943. Numeri, date, testimonianze dimostrano che Pio XII aveva cominciato ad aiutare gli Ebrei romani già prima del raid nazista, mettendo su una rete di assistenza che non ha pari in nessun altro Paese. Lo dimostra uno studio del diacono Dominiek Oversteyns, della Famiglia Spirituale L’Opera, che lavora esclusivamente su fonti primarie, contribuendo a ridisegnare il quadro della pubblicistica su Pio XII e gli Ebrei.

Le fonti primarie utilizzate dal diacono Oversteyns sono le testimonianze delle famiglie italiane o dei religiosi dei conventi romani che hanno salvato gli Ebrei e che si trovano sia negli archivi dei conventi, nonché nei documenti del Centro di Cultura Ebraica di Roma; le diverse molti pubblicazioni private fatto dagli ebri romani stessi nei ultimi due decenni,  il “Libro della Memoria” di Liliana Picciotto, che raccoglie i nomi di tutti gli ebrei italiani deportati e uccisi; la lista contenuta nel libro “Storia degli Ebre Italiani sotto il fascismo” di Renzo De Felice, che delinea la storia di 148 conventi che hanno salvato molti ebrei.

Per leggere i dati, il diacono Dominiek Oversteyns usa un metodo matematico preciso. Alcuni dati sono definiti per estrapolazione, ma tutti si riferiscono a numeri concreti. È un processo scientifico-matematico applicato alla storia, che serve anche a fugare ogni dubbio. Non parliamo di storie. Parliamo di cifre.

Prima della razzia del 16 ottobre, a Roma si sa certamente che a Roma c’erano 8.195 ebrei, ma i dati estrapolati portano la cifra a 8.207 ebrei. Di questi, 925 ebrei certamente erano già fuggiti dalla loro casa personale a Roma o fuori Roma, ma i dati estrapolati da fonti e testimonianze portano la cifra a 1.323.

Dove si sono rifugiati? Diciotto sono andati in Vaticano o nelle zone extraterritoriali, 393 nei villaggi sulle montagne intorno Roma, 368 in case private di amici, 500 in 49 conventi romani e  44 in parrocchie e collegi pontifici a Roma. Pio XII poté anche aiutare 152 ebrei nascosti in case private sotto la protezione del DELASEM, la Delegazione per l’Assistenza degli Emigranti Ebrei. In tutto, Pio XII diede sostegno a 515 ebrei conosciuti, ma l’estrapolazione dei dati fa arrivare ad una cifra di 714 ebrei. Ovvero, il 54 per cento degli ebrei presenti a Roma. In più, 526 dei 714 ebrei supportati erano ebrei romani. Pio XII aiutò, insomma, il 47 per cento degli ebrei romani prima della razzia del ghetto.

Non solo: Pio XII accolse almeno 30 studiosi ebrei in Vaticano, dove lavorarono e portarono avanti le loro ricerche nei Musei e negli Archivi Vaticani dopo essere stati licenziati a causa delle leggi razziali. Persone come Hermine Speier, che cominciò a lavorare in Vaticano già nel 1934, Fritz Volbach (assunto in Vaticano nel 1939), Erwine Stuckold trovarono in Vaticano la possibilità di proseguire i loro studi nonostante le leggi razziali.

Nel settembre 1943, molti di loro furono nascosti in monasteri, trasportati in macchine vaticane come quella di monsignor Ottaviani. Ci sono otto testimonianze che sottolineano come Pio XII chiedesse di aprire il monastero a rifugiati ebrei già prima del 16 ottobre 1943. Furono almeno 49 i conventi cui Pio XII chiese di dare assistenza, apponendo di fronte la loro entrata il cartello che li dichiarava zona extraterritoriale vaticana – il segnale che c’erano ebrei che venivano protetti lì. La stessa Hermine Speier fu nascosta in un monastero, le Oblate Benedettine, Fritz Volbach (insieme al senatore Giacobbe Isaia Levi, la moglie di lui e Giacomo Terracina) fu nascosto nel monastero di Santa Bambina, dove c’erano 120 rifugiati, quattro dei quali erano certamente ebrei – e l’estrapolazione dei dati porta ad un possibile numero di 30 ebrei.

Sono numeri che stanno a dimostrare una attività di Pio XII in favore degli Ebrei ben prima della razzia del ghetto. E questo, tra mille difficoltà. Non è vero, infatti, che i nazisti non perquisissero i monasteri, o che dopo la razzia non ci siano stati altri raid perché era stato promesso al Papa. È vero, però, che Pio XII si adoperò per la sorte degli ebrei romani già da tempi non sospetti.  (1 – continua)

Andrea Gagliarducci

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