Con gli interventi di saluto di Mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, e del presidente della Fondazione Sorella Natura, Roberto Leoni, si è aperto l’importante incontro di sabato 8 febbraio, ad Assisi, su ” Laudato Sì, il ‘tutto connesso’, dall’economia alla politica, dal locale al globale”.

Un appuntamento organizzato da Politica Insieme, nella città  che ha visto, nel mese di gennaio, la presentazione del Manifesto di Assisi a cura di Symbola e del Custode del Sacro Convento e vedrà, a fine marzo, ben 2.000 giovani under 35, ricercatori e imprenditori, provenienti dai cinque continenti, convocati da papa Francesco per l’evento The Economy of Francesco. 

Una  nuova economia è possibile? Il sindaco Stefania Proietti ha usato una immagine francescana per spiegare le intenzioni del pontefice: inviare questi giovani per il mondo (della finanza, delle imprese, della ricerca), come moderni fraticelli nell’era digitale, per lanciare virus positivi, per costruire un’altra economia, a misura di uomo e di ambiente e non solo di profitto e interessi. Il sindaco ha giustamente rivendicato il ruolo di simbolo globale per la sua città, per una nuova visione della natura e delle relazioni con la persona. Oggi, infatti, tutto il mondo guarda ad Assisi.

Anche Politica Insieme ha voluto esserci, come ulteriore tappa, dopo la presentazione romana del proprio manifesto, verso la costituzione  di un “nuovo” soggetto politico organizzato che potrebbe essere pienamente operativo  ad inizio estate. Perché nessuno tra gli attuali protagonisti del dibattito politico è sensibile o attento al grande cambiamento necessario, né capace di realizzarlo o di farsene interprete, come dichiarato in chiusura da Stefano Zamagni, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali.

Serve altro quindi, come ha sottolineato con decisione  l’economista bolognese. A discutere con lui di ecologia integrale, di economia civile, di sviluppo sostenibile e di partecipazione democratica si sono ritrovati alcuni dei più importanti protagonisti del dibattito economico, scientifico e culturale italiano.

A partire da Leonardo Becchetti, ordinario di Economia Politica a Roma Tor Vergata, tra gli animatori del festival nazionale di Economia Civile e del progetto Next-Nuova economia x tutti, associazione nazionale di promozione della nuova economia basata sul “voto col portafoglio” e lo scambio di buone pratiche. Recentemente Becchetti è stato nominato consulente del Ministro dell’Ambiente Costa,  per l’innovazione di procedure e progetti orientati allo sviluppo sostenibile.

Nel suo intervento Becchetti si è soffermato su alcune insostenibilità dell’attuale sistema. La prima concerne il lavoro, chiuso tra massimizzazione del profitto da un lato ed estrema specializzazione dall’altro, con il tasso di disoccupazione che, anche se sempre enfatizzato, perde significato se letto acriticamente. Una seconda insostenibilità riguarda l’ambiente, con una produzione enorme ed incontrollata, a livello quantitativo, con costi ormai insostenibili in termini di inquinamento, spreco di risorse e diseconomie, da combattere attraverso lo sviluppo di un’economia circolare, più razionale ed attenta agli effettivi bisogni. Insostenibile è anche l’idea, diffusa, che si debbano fare meno figli per inquinare meno, idea che cozza con l’evidenza dell’esperienza empirica, visto che  la crescita economica è da sempre correlata alla crescita demografica.

Ma l’insostenibilità che più preoccupa è quella umana, data dalla “crisi di senso”. L’umanità è vista oggi esclusivamente a “spicchio”, con lo spicchio consumatore unico protagonista. Aumentano così negli Usa i morti “per disperazione”, per droga e alcolismo, per suicidio. Nonostante la ricchezza prodotta sia evidentemente cresciuta. Becchetti indica una possibile cura nell’economia civile e nella generatività:“Le persone sono felici solo se sono generative”, cioè se lavorano anche per gli altri, per la comunità, attraverso la cooperazione, il dono, la reciprocità, la fiducia, riconoscendo che il valore è “benessere multidimensionale”.

Impresa e mercato, stato e politica dovranno allora  essere ripensate in un “mondo a quattro mani”. Delle tre parole simbolo della rivoluzione francese, la politica ha utilizzato quasi esclusivamente le prime due, liberté ed égalitè (lib-lab). Ora è arrivato il momento di fondare l’azione politica sulla terza, fraternité. E la comunicazione potrà esserne un mezzo straordinario di diffusione (piattaforme e-commerce alternative ad Amazon, consulenza per start up innovative, il “voto” per le aziende più sostenibili ecc.). Per accompagnare questo processo ed affrontare la complessità serve però un processo di trasformazione.

Su questo è intervenuto il prof. Alberto De Toni, ordinario di Ingegneria dei Sistemi Complessi , già Rettore dell’Università di Udine. Tema: il legame tra cittadini e potere e la partecipazione democratica da rimodulare. Ripensando la relazione tra potere e persone sarà possibile, infatti, creare le condizioni per la cooperazione e per la sostenibilità.

L’intervento di de Toni ha chiamato in causa uno tra i maggiori esperti italiani di sviluppo sostenibile, il prof. Enrico Giovannini, già ministro del Lavoro e presidente dell’ISTAT, attuale presidente dell’ASVIS , Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile. Ricordandoci come, fino al 2001, pochi lavorassero per una agenda di sviluppo sostenibile, egli indica la necessità di una rivoluzione di pensiero e di azione che concretizzi un cambio di paradigma coinvolgendo l’intero sistema capitalista. Serve un progetto educativo, una nuova educazione civica. Serve inserire in Costituzione il principio dello sviluppo sostenibile, come principio di giustizia tra le generazioni. Serve allargare lo spettro delle imprese obbligate ad una rendicontazione, non solo finanziaria, della propria attività, così come un fisco orientato alla sostenibilità, abbandonando l’idea del PIL esclusivamente basato su produzione e consumo. Segnali importanti a riguardo arrivano per Giovannini dall’Europa. La nuova commissione della presidente Von der Leyen sembra orientata decisamente alla realizzazione degli obiettivi previsti dall’Agenda 2030, programma d’azione delle Nazioni Unite sottoscritto nel 2015. Serve, in sintesi, tenere unite lavoro e ambiente.

Un contributo importante in tal senso, concreto e diretto, è venuto dalla testimonianza di Mons. Filippo Santoro, Presidente della Commissione  per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della CEI. La sua esperienza sul campo nasce dal territorio-laboratorio di Taranto. Il caso italiano per antonomasia su cui tutti, politici, scienziati ed economisti, sono chiamati a dialogare.

L’occhio di Mons. Santoro è ancora quello della Laudato Sì, per cui “tutto è connesso”, tutto è in relazione: “una pianta non è un oggetto esterno … all’origine dell’Universo c’è una relazione”.  Il problema di Taranto consiste proprio nella scissione tra lavoro ed ambiente. Lo svuotamento, la preoccupazione è evidente sulle facce, reali e non digitali o virtuali, degli uomini e delle donne di Taranto. Sbagliato dipendere , come per il passato, dalla monocultura dell’acciaio, dalla modalità “estrattiva” che prende e non semina per il futuro. Ecologia integrale significa quindi avvicinarsi alla complessità dei problemi con metodo plurale e unitario insieme, tenendo unita la diversità, vera ricchezza del pianeta.

Tutti questi contributi hanno trovato sintesi e lettura finale nell’intervento di Stefano Zamagni incentrato sulla necessità della trasformazione e della transizione, vera ed unica alternativa al semplice riformismo. Quest’ultimo, infatti, si ferma all’ottimizzazione della solita funzione obiettivo, attraverso l’introduzione di divieti o interventi fiscali di limitazione o di stimolo. La vera trasformazione, invece,  interviene direttamente sulla funzione obiettivo, mutandone il fine: non solo sviluppo economico , bensì sviluppo umano integrale.

La via indicata è quella dell’armonia, tra dimensione quantitativa, dimensione socio-relazionale ed il recupero di quella spirituale. Cosa ha impedito sino ad oggi di seguire questa strada? Intanto, la questione educativa. Ci siamo accontentati di istruire (metter dentro), dimenticandoci di educare (da “educere”, tirar fuori), anche in conseguenza della decadenza del ruolo degli stessi intellettuali. Il progetto educativo va invece recuperato, nel senso della “conazione” (conoscenza e azione), secondo una logica già cara a Socrate ed Aristotele. Mentre gli eruditi sono incapaci di trasformare, l’educatore spinge alla pratica delle “virtù”, come intraprendenza o fortezza , giustizia, prudenza, temperanza. Un secondo impedimento ad un nuovo approccio è stato causato dal vincolo, asfissiante , delle cosiddette “regole del gioco” dell’attuale sistema. La finanza speculativa, le banche, i “paradisi fiscali” rendono concreto il rischio di rimanere spiazzati, marginali, esclusi. Il pensiero va all’antropologo Karl Polanyi  secondo il quale il comportamento conformista del singolo operatore economico resta l’unica modalità  ammessa in un sistema di mercato.  Zamagni va oltre:  “Anche se le singole persone hanno un comportamento eticamente positivo, non è detto che il risultato d’insieme sia ancora positivo”.

Non riforme quindi, ma trasformazione, non politiche per la famiglia, ma politiche della famiglia. Serve uno sguardo alto, “andare oltre” le vecchie categorie o definizioni, ormai obsolete e svuotate, ma soprattutto serve una nuova politica che veda la persona, le relazioni, l’ambiente come un tutto unico, superi la frammentazione e lo sfruttamento miope delle risorse, lo spreco o il consumo fine a se stesso.

Francesco Poggi

About Author