“Senza i giovani non si vince” sostiene Linda Laura Sabbadini  che riprende sulla Repubblica l’intervento in materia di Mario Draghi, di cui abbiamo dato conto ( CLICCA QUI ), a proposito di quelle che sono definite “due parole chiave”: giovani e innovazione.

Linda Sabbadini va subito al sodo e ricorda, forte dei dati statistici a sua disposizione, che registriamo seicentomila occupati in meno da febbraio in un quadro in cui emerge come ” il 47% della perdita di occupazione è giovanile, fino a 34 anni di età, il 53%, per la prima volta è femminile”. “I giovani non li pensa nessuno, sono sempre di meno”, questa la sua amara considerazione. Anche perché restiamo un “Paese a permanente bassa fecondità”.

La Sabbadini sottolinea quelle che definisce tre questioni decisive che rimandano alle profonde differenze che riguardano i giovani in materia di accesso al lavoro, permanenza, retribuzione: ” la differenza tra tassi di occupazione maschili e femminili è di 15 punti. Secondo: le gravi differenze territoriali tra Centro-Nord e Mezzogiorno. La differenza tra il tasso di occupazione dei 25-34enni del Nord e del Sud è pari a 32 punti. Terzo: la situazione degli immigrati o delle seconde generazioni e la loro integrazione, prima che la rabbia sociale esploda”.

Quindi, secondo la Direttrice centrale dell’Istat “centralità dei giovani significa necessariamente centralità dell’abbattimento delle diseguaglianze e forte investimento sulla crescita e valorizzazione delle loro competenze. Sono troppi i giovani con un basso titolo di studio rispetto ai coetanei europei, anche tra le donne”.

Si tratta, allora di puntare allora sull’innovazione collegata ad “un forte rinnovamento generazionale nel mercato del lavoro”, dice la Sabbadini, per poi aggiungere:” Senza giovani o con pochi giovani non vinceremo le sfide delle nuove tecnologie, pagheremo prezzi altissimi della rivoluzione tecnologica nel mondo del lavoro. Questo è vero nella Pubblica amministrazione, in primis nella Sanità, ma anche nelle imprese. L’innovazione nel settore pubblico deve passare anche per un inserimento massiccio di giovani, che non dovranno sostituire pedissequamente vecchie professioni, ma essere l’avanguardia di un mutamento culturale e organizzativo trasversale con l’inserimento di nuovi profili professionali. Giovani donne e giovani uomini saranno fondamentali per lo sviluppo anche di innovazione sociale, per esempio di un sistema di servizi di cura basato su un welfare di prossimità che metta al centro la persona, con i suoi bisogni e le sue necessità, in un’ottica di integrazione sociale e sanitaria.

 

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