Alcuni necrologi parlano di volo verso il paradiso. Non si può proprio usare un’espressione del genere per l’Alitalia  spentasi ieri né serenamente né circondata dall’affetto dei suoi cari. Semmai dall’arrabbiatura, dal dispiacere e dalla preoccupazione dei suoi dipendenti non assunti dalla Ita. Sì la Ita che già dall’acronimo ci dice quanto parta menomata rispetto a quella compagnia di bandiera che portò orgogliosamente in giro per il mondo l’orgoglio dell’Italia che cresceva e che raggiungeva addirittura la quarta posizione tra le nazioni più avanzate del mondo.

Ieri all’aeroporto di Fiumicino si sono riuniti, mestamente, ma ordinatamente, tanti dipendenti della compagnia aerea per portarle l’ultimo saluto e provare, magari, a ricordare che Ita nasce assorbendone molti poco di loro e, tra l’altro, stando ai sindacati di categoria, dopo avere costretto i pochi fortunati assunti ad accettare contratti di lavoro che sembrerebbero essere al di sotto di molti standard nazionali e internazionali.

Con quello dei dipendenti Alitalia confluiti a Fiumicino, il cui sviluppo per decenni è stato in funzione diretta anche con l’operatività della nostra flotta aerea civile, il triste annuncio del definitivo trapasso è stato dato anche dai contribuenti italiani. Infilata automaticamente una mano in tasca, hanno constatato che la cara estinta si lascia dietro, ma non solo per colpa sua, un costo totale gravante sulla comunità italiana che qualcuno ha calcolato in circa 13 miliardi di euro ( CLICCA QUI ) in meno di 50 anni di attività. 26 mila miliardi di vecchie lire che equivarrebbero ad una delle più importanti “manovre correttive” della cosiddetta Prima repubblica. E questo per la sola compagnia di bandiera!!!

In tanti, lo abbiamo già detto, si sono tenuti lontani dal capezzale terminale e dalle esequie. Eppure, la lunga cartella clinica dell’Alitalia andrebbe invece studiata a fondo per approfondire la responsabilità della infinita catena di manager che si sono succeduti e che, ad un certo momento, si è in realtà interrotta nelle capacità strategiche, gestionali e di conoscenza adeguata dell’andamento del trasporto aereo internazionale, dei responsabili ministeriali preposti al settore, di presidenti del consiglio e ministri o che hanno chiusi gli occhi o che non sono stati capaci, o non hanno voluto, aprirli, dei capi partito che chissà cosa hanno fatto in materia … In quella cartella clinica ci troveremmo dunque tanta insipienza, approssimazione, sudditanza ad interessi privati e, soprattutto, la grande incapacità a ragionare in termini di sistema e di prospettiva nazionale. Gli stessi elementi che ci portano ad essere praticamente assenti come Italia all’interno dell’Unione europea e a finire vitta della contesa tra i tanti “partiti esteri” che nel nostro Paese operano sapendo di essere più forti di quello degli italiani.

 

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