I partiti di oggi, a me sembra, che non abbiano la capacità di avere una visione di insieme su come devono essere le città. Un qualsiasi partito nazionale, nelle sue componenti locali, si esprime a favore della privatizzazione dei servizi in un luogo ed a favore delle partecipate in un altro.

Gli articoli di Enrico Maria Tacchi (CLICCA QUI ), di Vincenzo Mannino ( CLICCA QUI  ) l’appello del coordinamento interconfessionale del Piemonte ( CLICCA QUI ) ) e di Silvio Minetti (CLICCA QUI ) hanno il grande pregio di parlare di amministrazioni pubbliche sotto diversi punti di vista e solleticano un pensiero

Io penso che un partito serio debba avere, dopo averlo a lungo pensato, un progetto di città ideale, che inglobi tutti gli aspetti principali dalla mobilità alla gestione dei rifiuti, dalle politiche sociali all’edilizia, dall’organizzazione dei servizi per imprese e cittadini, dalla gestione delle periferie alle politiche ambientali, dalle politiche per le scuole di competenza comunale al come rispondere alle esigenze di raccolta di fondi per tutto ciò alla lotta all’evasione fiscale.

Un progetto di città ideale da declinare nei programmi elettorali che non devono vivere solamente in prossimità delle elezioni, ma soprattutto nel periodo tra due elezioni comunali e che devono essere vissute nelle istituzioni, tra e con le persone e tutti i protagonisti della città, in un continuo confronto che coinvolga i cittadini, rifuggendo da quella politica urlata e che si basa esclusivamente dal contrastare l’avversario politico, magari cambiando idea rispetto a ciò che si era scritto.

Serve un confronto all’interno di un partito, in tutto il suo gruppo dirigente, in tutta la sua organizzazione, in tutti i suoi gruppi tematici.

Un confronto vero, leale, aperto e di grande ascolto senza che si pensi di avere verità in tasca, o che le idee di ciascuno siano più giuste, a prescindere delle idee, degli altri. Una volta raggiunto il modello, quello dovrà essere rappresentato in ogni luogo, quello dovrà essere declinato in ogni comune partendo certamente dal presupposto che alcuni servizi non potranno essere dati in alcuni comuni visti la loro esiguità oppure potrebbero essere garantiti solamente se organizzati come Unioni di Comuni.

Non mi sottraggo dall’esprimere le mie idee in merito e comincerei dalla parte più importante visti i continui tagli agli enti locali che negli ultimi venti anni si sono succeduti con governi nazionali di varia estrazione.

Troppo facile parlare di programmi, promettere chissà quali mirabolanti opere senza individuare le risorse economiche con cui poterle portare a termine.

Oltre al pagamento dei servizi resi dal comune, che in alcuni casi, dovrebbero essere legati allo sviluppo di altri servizi (ad esempio il pagamento delle tariffe delle zone di sosta a pagamento dovrebbe essere legato allo sviluppo di mezzi pubblici, rifacimento di strisce pedonali, car sharing etc…), vi sono tre vie attraverso cui reperire fondi: i fondi europei, nazionali e regionali; rendere più efficienti ed efficaci i servizi forniti dalla pubblica amministrazione così da trovare fondi dai risparmi; lotta all’evasione fiscale che, secondo tutti gli studi, è una piaga che porta via 110 miliardi di euro l’anno dalle casse dello stato.

Serve un ufficio Europa organizzato in ogni comune o in ogni Unione di Comuni al fine di intercettare i fondi europei, regionali o nazionali. Un ufficio che in maniera organizzata, continua, costante abbia la capacità di intercettare fondi per la realizzazione di opere pubbliche e non solo.

Serve rendere efficiente ed efficace la Pubblica Amministrazione mettendo a capo delle stesse, non l’amico di turno, ma persone con competenze, studi ed esperienza che possano costruire un ciclo virtuoso che abbia l’obiettivo di liberare risorse umane e finanziarie, sul modello del sistema del Council-Manager in vigore negli Usa, per il quale il Sindaco affida gran parte delle funzioni esecutive ad una o più persone con esperienza gestionale con il compito di guidare un ramo dell’amministrazione e rendere esecutive le decisioni politiche. In ogni caso tali soggetti scelti sarebbero sottoposti alle responsabilità già previste dall’attuale legislazione per i dipendenti pubblici, ciò al fine di evitare che non vi siano limiti.

Serve, infine, una seria lotta all’evasione fiscale, mettendo in atto, fino in fondo l’art. 53 della Costituzione che da un lato dice che tutti sono tenuti a versare le imposte e, dall’altro, a versarle in proporzione al reddito. Una lotta all’evasione in cui i sindaci, le amministrazioni comunali, dovrebbero non pensare al proprio tornaconto, ma al bene dei propri cittadini. Incrociare database in possesso delle varie istituzioni, di aziende private al fine di trovare gli evasori fiscali. ( Segue )

Luca Lecardane

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