Per la prima volta nella storia, la Chiesa Anglicana d’Inghilterra avrà come primate una donna, Sarah Mullally. Voglio subito dire che la notizia, pur nella sua novità, non ha prodotto in me particolari sensazioni, anzi l’ho recepita come un qualcosa di assolutamente normale.
Molti anni fa ero stato in Gran Bretagna, ed entrato in una chiesa a Londra dove ho visto che la funzione era celebrata da una sacerdotessa: ricordo che mi aveva colpito il suo sguardo ispirato e solenne. La sua devozione a Dio era palpabile.
Il cardinale Vincent Nichols, nel dare il suo benvenuto alla neo Primate, a nome della Conferenza Episcopale Cattolica d’Inghilterra, ha detto:” Insieme risponderemo alla preghiera di Gesù affinché ‘siamo tutti una cosa sola‘(Giovanni 17,21”). Quindi una considerazione è sorta spontanea in me. Mi sono cioè augurato che il sacerdozio delle donne non costituisca uno dei tanti impedimenti dirimenti che si frappongono alla riunificazione di tutte le chiese cristiane. Ho cercato di analizzare, da non esperto in materia, il problema apparentemente complesso che impedisce alle donne di indossare l’abito talare. Come primo risultato ho trovato questa notizia: Giorgio Otranto, professore di storia del Cristianesimo, dice: ”La Chiesa, soprattutto nei primi secoli, non ha condannato il sacerdozio femminile, come si pretende abitualmente” (CLICCA QUI).
Ho poi letto in proposito queste affermazioni di Papa Francesco: “Alle donne non spetta il diritto petrino, bensì quello mariano che è più importante”, e anche che “il sacerdozio è riservato agli uomini perché rappresentano Cristo”. Ora, a dire il vero, con tutto il rispetto, e sempre da non esperto in materia, mi verrebbe da dire che Negare alle donne l’Ordine Sacro è ammettere palesemente che vengono considerate non degne di quell’Ordine e, quindi, figlie di un Dio minore. Certo, non siamo ai livelli di altre religioni, cui forse dovremmo portare attenzione con maggiore profondità, ma non ne siamo neanche tanto discosti.
Ritornando a quello che Papa Francesco considerava un problema teologico, e cioè che “alle donne non spetta il diritto petrino, bensì quello mariano che è più importante”, ho pensato che la soluzione (un escamotage) potrebbe essere quella di concedere l’Ordine Sacro alle donne secondo il loro diritto, ma con modalità e finalità diverse e distinte, salvando così capre e cavoli.
Chi volesse approfondire la tematica, può ascoltare le motivazioni della teologa ed ex monaca benedettina Selene Zorzi che dice tra l’altro:” Il sacerdozio femminile non è un problema teologico, ma politico-culturale”. Di seguito la sua interessante intervista in cui spiega la sua visione, in maniera molto determinata: si scopre che ad esempio in Svezia le donne prete hanno superato gli uomini e che ad oggi le donne prete al mondo sono circa 300 e una dozzina le vescove!! (CLICCA QUI).
Come corollario ineludibile, si darebbe un decisivo contributo alla scarsità di vocazioni e, se la decisione fosse accompagnata dalla possibilità di unirsi in matrimonio, anche alla crisi demografica. E forse si potrebbero evitare pratiche con ben altre e sicuramente più pesanti implicazioni.
Massimo Brundisini