Quando – fin dagli anni in cui preparavamo la nascita di INSIEME – insistevamo sulla necessaria autonomia dei cattolici, nel quadro politico che tuttora persiste nelle forme del bipolarismo maggioritario, eravamo considerati dei poveri illusi, anzi degli sprovveduti che andavano a caccia di farfalle senza retino.
Ci veniva ricordato che parecchi altri tentativi in tal senso si erano irrimediabilmente spenti dopo pochi vagiti. In effetti, in quegli anni si erano visti generosi e velleitari propositi di ridare vita alla Democrazia Cristiana.
Cosa che non ha mai sfiorato le nostre intenzioni, almeno per due motivi.
Anzitutto, perché pensiamo che la Democrazia Cristiana sia stata una “singolarita’” della storia e, dunque, per definizione, un evento unico ed irripetibile. Ma, soprattutto, perché avendo ammirazione e rispetto per quanto la DC ha fatto per il nostro Paese, non pensiamo – anzi lo riteniamo offensivo – che abbia bisogno di un accanimento terapeutico che, per ragioni per lo più di bassa bottega, cerchi di farla sopravvivere a sé stessa, per lucrare qualche vantaggio dal suo nome e dal suo simbolo, a costo di affiancarlo alle bandiere di una destra la cui storia è esattamente antitetica alla nostra.
Il punto è, invece, questo: lo stesso Partito Popolare di Sturzo e poi la
DC di De Gasperi sono state le forme storiche contingenti – pertinenti al loro tempo e con esso destinate al declino, come succede a tutte le cose di questo mondo – in cui si è incarnata la cultura politica del cattolicesimo democratico e popolare. Ed è quest’ultimo il patrimonio da salvaguardare, soprattutto perché si tratta di un pensiero forte che non ha nulla di ideologico ed essendo incardinato sul valore insopprimibile della persona è perennemente nuovo, può attraversare ed ispirare ogni frangente della storia, purché, come avvenne a suo tempo, anche oggi gli si dia una visione ed una forma che siano in grado di interpretare il momento.
Prevaleva, allora, in certi osservatori che si sono fatti, via via, più accorti, la convinzione che i cattolici dovessero fecondare entrambi gli schieramenti ed, in particolare, stessero bene all’ombra protettiva del PD.
Eravamo consapevoli che le cose stessero così e mai abbiamo immaginato che rivendicare l’autonomia dei cattolici avesse qualcosa a che vedere con una sorta di appello ad una ritrovata unità politica, che, a noi, sembra del tutto fuori tempo e fuori luogo. Abbiamo, infatti, sostenuto – e lo pensiamo tuttora – che il pluralismo delle opzioni politiche dei cattolici sia un dato di fatto acquisito una volta per tutte e, almeno nell’attuale contesto, francamente incontrovertibile.
Anzi, pensiamo non sia una dissipazione di valori e di concrete opportunità di incidenza politica, prodotta da un destino cinico e baro.
Riteniamo sia, al contrario, una ricchezza, ovviamente fatto salvo il dovere di ciascun cattolico di verificare personalmente, in scienza e coscienza, se il suo orientamento politico e la sua espressione di voto siano coerenti alla Dottrina Sociale della Chiesa, che è un tutt’uno e non può essere fatta a pezzi, pensando che accoglierne una parte soddisfi la propria coscienza quel tanto che permette di trascurarne altri aspetti.
Il pluralismo politico dei cattolici e’ una risorsa perché viene da lontano.
Non è l’esito funesto della cosiddetta “diaspora” della Democrazia Cristiana che taluni vorrebbero ricomporre. Nasce, al contrario, da ben più lontano, fin dagli anni che approdano al Concilio e poi si spingono oltre.
Nasce da un processo – di cui si possono condividere o meno profili addirittura di ordine ecclesiale o dottrinale – fatto di capacità critica e di autonomia di giudizio, di responsabilità personale, a riprova che il riconoscersi nel mondo cattolico non ha assolutamente nulla di preconfezionato o di ideologico, ma è piuttosto un invito all’esercizio consapevole della propria libertà. E tutto questo, anche oltre i confini dell’area cattolica, rappresenta un arricchimento per l’intero Paese. In un quadro che vede, in larga prevalenza, i cattolici coabitare i due schieramenti della destra e della sinistra, fianco a fianco di culture di differente matrice, è fuori luogo immaginare che vi possa essere una forza che dei cattolici rivendica un’autonomia che sia, in primo luogo, di elaborazione culturale e politica, ancor piu’ che non di schieramento?
Ha senso oppure no proporre, in una fase talmente cruciale, a credenti e non credenti, tra le altre, anche un’opzione politica che, laicamente, si rifaccia ad una concezione cristiana dell’uomo, della
vita e della storia?
Si può dire, in certo qual senso, che tutta la vicenda di INSIEME si riassume nel cercare una risposta, fondata e possibilmente condivisa da molti, a tale domanda.
Domenico Galbiati