L’esortazione apostolica “Dilexi Te” trasmette un messaggio di grande profondità: fin dalle prime righe, Papa Leone XIV ci ricorda che i poveri non devono essere visti semplicemente come destinatari della nostra carità o solidarietà, ma come un segno che interpella ciascuno di noi e l’intera società nel lavoro quotidiano. Il Santo Padre sottolinea come, in un mondo in cui i poveri aumentano, si assista paradossalmente alla crescita di ristrette élite che vivono in una realtà separata, fatta di lusso e agi, lontana dalla vita della gente comune. Questo dimostra che persiste, spesso in modo subdolo, una cultura dello scarto che tollera l’indifferenza verso milioni di persone che soffrono la fame o vivono in condizioni indegne. Le parole del Papa ci invitano con forza a contribuire alla costruzione di un nuovo modello sociale, fondato sulla dignità della persona, sul lavoro giusto e sul bene comune.
L’amore per i poveri e per chi si trova in difficoltà, come ci insegna Papa Leone XIV, deve rappresentare la base di una società più giusta e solidale. In Italia, per esempio, il fenomeno del lavoro povero, il cosiddetto working poor, è in crescita e coinvolge circa il 21% dei lavoratori che, pur avendo un impiego e per diversi motivi, non riescono a raggiungere un reddito sufficiente per vivere con dignità. È dunque necessario ripensare alle politiche del lavoro, puntando su formazione, sulla conciliazione lavoro e famiglia, sul welfare, sulle tutele e su un salario equo. L’economia deve tornare a mettere al centro l’idea di sviluppo umano integrale, affinché ogni persona, indipendentemente dalle proprie condizioni, possa contribuire in modo concreto alla crescita della collettività attraverso un lavoro dignitoso e giustamente retribuito. Per questo è indispensabile che la società civile, le istituzioni, i sindacati e i datori di lavoro, riaffermino concretamente la centralità della dignità umana nel loro operare.
La Dilexi Te offre alla società civile, economica e politica strumenti preziosi per gettare le basi di un mondo più giusto. Se il mondo occidentale deve innanzitutto sostenere le famiglie più fragili anche con politiche di welfare inclusive, capaci di garantire condizioni di vita dignitose, alcuni paesi “Brics” devono rendere nullo il ricorso al lavoro minorile, utilizzato anche per l’estrazione di materie prime e di terre rare per le nuove tecnologie vendute in tutto il mondo. Perché la lotta contro il lavoro minorile è una sfida morale, culturale e politica da assumersi responsabilmente in tutte le filiere produttive. Purtroppo, oggi viviamo in una società globalizzata dove, emerge l’identità del più forte che dissolve quella del più povero rendendola vulnerabile e dipendente, in cui i conflitti locali e il disinteresse per il bene comune sono usati dall’economia globale per imporre un modello culturale unico, fino allo sfruttamento delle persone.
In questo mondo massificato che privilegia gli interessi individuali e indebolisce la dimensione comunitaria, molte persone sono sempre più sole. Inoltre, alcuni governi populisti e non democratici, sostengono che bisogna evitare l’arrivo di persone migranti, non rendendosi conto che dietro a queste astratte e ideologiche affermazioni ci sono molte vite in grande difficoltà. Molti sfuggono dalle guerre, dalle persecuzioni dei loro governanti e altri sono alla ricerca di opportunità per sé e per la propria famiglia. Con l’esortazione apostolica Dilexi te, Papa Leone XIV ci ricorda invece che i valori della fraternità e dello sviluppo umano integrale sono irrinunciabili e ci invita a non dimenticare che tutti gli esseri umani hanno la stessa dignità, a prescindere dal luogo di nascita, e che non possiamo ignorare le profonde disuguaglianze tra Paesi e regioni. È un appello a riscoprire la nostra responsabilità comune verso un futuro fondato sull’uguaglianza, la solidarietà e il rispetto reciproco. Principi che non devono restare solo nei documenti, ma farsi carne nelle politiche pubbliche e nel mondo del lavoro.
Angelo Colombini
Pubblicato su www.interris.it