Com’è lontano quel 9 maggio del 1978. Quando si consumò in modo irreparabile il sacrificio umano e politico di Aldo Moro. E, con lui, di una certa idea della Politica.
L’oggi, ci rende ancora più malinconico il suo ricordo. Mette in subbuglio i sentimenti e il raziocinio politico. Fino a far porre la domanda cruciale, che forse egli stesso non avrebbe voluto ascoltare: ne valse la pena? E questo perché abbiamo assistito, sì, a tanti mutamenti positivi per questa nostra umanità sempre presente, e alla base, dei suoi ragionamenti. Ma anche ad una trasformazione della politica italiana e mondiale. In guisa tale che, se fosse stato ancora tra noi, sarebbe certamente cresciuto in lui quel distacco dalla mediocrità del pensare e dell’agire politico.
Quel distacco che, dopo il ’68, lo portò ad un vero e proprio allontanarsi dal vertice del suo stesso partito, in attesa di tempi migliori. Quelli in cui una intera classe dirigente, non solo quella democristiana, ma dell’intero paese, decidesse di mettersi in atteggiamento di “comprensione” dei nuovi ed inediti fenomeni che si levavano e venivano su su in quasi tutte lo società mondiali. Che fossero o meno quelle dei paesi più evoluti in cui donne e giovani chiedevano di esercitare una nuova presenza. E questo riguardava anche le nuove realtà della politica internazionale. E così era inevitabile che da lui venisse l’indicazione di un rispetto per tutto ciò che significasse un allargamento e rafforzamento dei processi democratici – da coltivare -in Italia e nel mondo.
Aldo Moro indicava, ed indica tuttora, ai giovani che lo seguivano tramite i suoi scritti su Il Giorno da lui scelto quale luogo di parziale “esilio” dalla politica, un metodo politico che oggi a fatica s’intravede tra chi ha responsabilità di guida. Giunse, in quell’Italia bloccata dalla divisione in due del mondo, a parlare di una DC chiamata a svolgere persino una funzione alternativa nei confronti di sé stessa. E questo spiega già da solo il senso della strategia del “confronto e rinnovamento” seguita, perché da lui sollecitata in tal senso, da una rinnovata DC fino al giorno della sua morte.
Il metodo in lui diventava sostanza. Come nel caso della “comprensione” dell’azione americana nel Vietnam, che però aveva anche una venatura critica; dei processi di apertura tra parti distanti tra di loro ispirandosi al geometricamente impossibile movimento delle forze seguendo delle “convergenze parallele”. Insomma, genialmente piegava la logica della Geometria alle esigenze della politica. Lo stesso valeva per quelle realtà difficili da decenni e decenni che lo portavano – e questo era pure per Fanfani ed Andreotti- a stare a fianco di Israele, che certo non era ancora quello di Netanyahu e, al tempo stesso, a sostenere la causa dei palestinesi; da atlantista convinto a non avere dubbi sul campo da scegliere e, intanto, da Presidente del Consiglio, a favorire l’apertura della fabbrica della Fiat nella Russia sovietica a Togliattigrad.
Gli era del tutto naturale credere in una politica per niente appassionata, anzi spaventata, dall’idea di seguire la scorciatoie suggerite da chi si faceva catturare dalla tentazione di portare tutto alle “estreme conseguenza”.
Anche chi non lo ha conosciuto, dunque, può capire quanto oggi Aldo Moro sarebbe stato malinconico da italiano e da cittadino del mondo. Ed è anche per questo che la giornata di oggi ci rende, pure noi, tanto malinconici “e, al tempo stesso, stupiti che proprio Papa Francesco, nel corso della 50^ Settimana sociale dei cattolici a Trieste il 7 luglio 2024, abbia ricordato una frase di Aldo Moro costituente: “Uno Stato non è veramente democratico se non è al servizio dell’uomo, se non ha come fine supremo la dignità, la libertà, l’autonomia della persona umana, se non è rispettoso di quelle formazioni sociali nelle quali la persona umana liberamente si svolge e nelle quali essa integra la propria personalità”.
Nello spirito del Giubileo incentrato nella Speranza è stato ancora Francesco a salutare l’assemblea triestina con queste parole ” Sono ottimista per il cammino che vi aspetta perché siete bene attrezzati: avete il Vangelo e la Costituzione”. Le stesse armi, umane, culturali e politiche di Aldo Moro di cui furono profetiche le parole di Moro pronunciate dalla sua drammatica prigione: ” Io ci sarò ancora”.
Malinconici, dunque, ma sapendo che anche nel suo ricordo, e pagandogli un tributo di riconoscenza, dobbiamo difendere il suo testamento che è contenuto nei principi fondamentali della nostra Carta fondamentale.