Il parroco di un piccolo paese è stato multato dai carabinieri per aver detto messa, anche se aveva rispettato tutte le raccomandazioni anti epidemiche. È stato corretto multarlo o si è trattato di un eccesso di zelo?

Alessandro Diotallevi su Politica Insieme ( CLICCA QUI ) pone il problema sul piano costituzionale: lesione alla pratica religiosa, l’esecutivo non può sospendere i diritti costituzionali.

Alfonso Barbarisi ( CLICCA QUI ) pone il problema sul piano politico: è una lesione di accordi internazionali, la parte cattolica del parlamento doveva concordare una linea di contestazione.

Quindi due eminenti personaggi rilevano che la cosa non si tratta di un fatto ascrivibile alla cronaca locale.

Alessandro Diotallevi rileva nel suo articolo che la Cei aveva comunicato all’esecutivo italiano di non poter garantire tutte le prescrizioni anti epidemiche nelle Chiese e pertanto accettava la sospensione dell’attività liturgica. Non si è riservata la possibilità di esercitare laddove fosse garantita l’applicazione delle prescrizioni. Poiché la gerarchia riconosceva incondizionatamente la sua incapacità organizzativa, non contestando la gravità della sospensione, come missione di apostolato, non ha voluto creare possibili casi eccezionali, concentrandosi sulla collaborazione con il Governo per il contenimento della pandemia.

Il caso del parroco che risposta può avere? Eccesso di zelo da parte del sindaco e del Maresciallo dei carabinieri (è evidente un contrasto personale tra sindaco e parroco, il classico caso don Camillo – Peppone). Un fatto locale da non ingigantire, quasi una barzelletta? Se Gesu’ Cristo fosse risorto il 12 aprile sarebbe stato multato perché atto non necessario secondo il codice Ateco. Si fa rilevare che molti santi non esisterebbero perché avrebbero dovuto stare a casa invece di assistere i malati senza alcuna cautela: san Luigi Gonzaga, Camillo de Lellis, cito a memoria.

In conclusione in Italia una messa clandestina vale 460 euro. Un buon prezzo, altrove costa la vita. Ovunque oggi, nel mondo, chi è costretto ad una attività religiosa clandestina rischia di più.

A mio giudizio – e di altri – qui è colpita l’immagine e la missione del religioso e della Chiesa. Per altri è invece un fatto da minimizzare.

Il principio del dare a Cesare quel che è di Cesare e Dio quel che è Dio, è un principio di diritto ecclesiastico o un principio religioso?

Io sono un modesto studioso di storia religiosa, mi interesso del settore economico sociale. Proprio per questo la mia risposta è che quella multa crea un precedente profondo, perché è un atto amministrativo ufficiale dello stato e stabilisce una possibile preminenza amministrativa tra liturgia e stato italiano.

Una gerarchia ecclesiastica, che ha scelto un nuovo ruolo in questa recita con lo stato o meglio un certo modo di concepire lo stato, vede in questa violazione solo una polemica di tradizionalisti.

Come dobbiamo leggere l’accaduto? Applicando in forma intimidatoria la sanzione ha sbagliato il carabiniere? E’ stato scritto male il decreto ministeriale? E’ stato un atto di arbitrio del sindaco che non voleva perdere la gestione anche religiosa della sua comunità? Seguendo questa lettura a Bergamo quel Parroco che si era ammalato di Corona Virus e che ha preferito cedere il suo apparecchio di ventilazione per terapia intensiva (donatogli dalla comunità) ai malati, condannandosi a morte certa, è indagabile per eutanasia? Con la morte è sospesa la sanzione per aver preferito adempiere alla sua missione di apostolato? La canizie pontificia loderà il martire, dirà che il parroco è stato troppo zelante e il sindaco e il carabiniere troppo spaventati dalle loro responsabilità.

Ma forse occorre considerare che l’equilibrio di Conte con la CEI nella fase 2 e 3 dell’epidemia è necessaria, per riceverne l’aiuto sociale di cui necessita.

La Chiesa oggi quanta povertà può aiutare? Questo è il mercato, con la immancabile concorrenza (ong, ecc.). Nella fase 2 la Chiesa dovrà sostenerne molta povertà, quasi un terzo della popolazione di uno stato capitalista globalizzato e stremato.

Ma attenzione! Solo il suo carisma, quello del povero prete che muore per dare fino alla fine, dà credibilità a quella Chiesa.

Ed è quella stessa Chiesa del prete che rompe l’obbligo di astenersi dal suo apostolato, per dare a tutti il conforto. Che è prete quando deve e non quando conviene. Questa è la giusta interpretazione di Don Milani là dove disse: ”quando l’obbedienza non è più una virtù“.

Essa dovrà sopperire senza guardare a fede o altro, là dove lo Stato non potrà essere più, perché senza risorse. Se il governo di chiunque cerca aiuto nella leva fiscale, non troverà risorse (già drenate dalle attività di banche e affini), ma tensione sociale e violenza. Con le concessioni ottenute nella fase 1, lo stato sta mercanteggiando il Carisma della Chiesa stessa nella fase 2.

Questa ce la farà a togliere la multa? Forse era questo l’oggetto della famosa conversazione di un‘ora e trenta tra Conte e Papa Francesco?

Ivo Amendolaggine

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