Il Sussidiario.net ha pubblicato il seguente articolo a firma di Giulio Sapelli
Viviamo un periodo di straordinari cambiamenti della macchina dei partiti. È da essi che promanano le trasformazioni del sistema politico. Non possiamo comprendere perché e come tutto ciò sia accaduto se
non ricorriamo a un concetto ermeneuticamente strategico formulato decenni or sono da un caro maestro quale fu Paolo Farneti. Mi riferisco al concetto di “società politica”, ossia a quel landscape ideologico che sta tra la macchina e il sistema e ne preforma il funzionamento meccanico e la forma sistemica, appunto.
Con il crollo dell’Urss e la non volontà della classe politica comunista di adempiere alla sua Bad Godesberg, essa è stata sostituita – ecco il rapporto tra macchina e sistema – dalla controrivoluzione liberista dall’alto via deregulation prima e creazione di pilota automatico delle politiche economiche dopo e di cui esempio preclaro è l’Unione
Europea. L’agente primigenio di questa trasformazione fu quella che un tempo era la socialdemocrazia anglosassone e tedesca che ha travolto via via il mitterrandismo francese e poi tutto il socialismo internazionale e i partiti democristiani di cui l’Italia con la Germania e l’Austria, il Cile e il Perù fu uno dei vivai più fervidi di pulsioni sociali,
tanto da costituire gli incunaboli teorici dell’economia mista.
La trasformazione avvenne sul ciglio del decennio Ottanta del Novecento e con la devertebrazione della macchina partitica e poi il disvelamento della vertebra angloamericana giudiziaria, come dimostrano storicamente tanto la vicenda italica quanto quella sudamericana, in primis brasiliana.
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