Le elezioni alla fine sono arrivate; indesiderate dai più, bramate da altri. Adesso i partiti sono al lavoro, alla ricerca di un consenso che non appare scontato per nessuno. I sondaggisti, moderni aruspici, hanno il loro da fare nell’aggiornare l’andamento delle intenzioni di voto, confermando la propensione dell’elettorato verso il centro-destra.

INSIEME si è trovata di fronte alla necessità di raccogliere le firme necessarie in tempi molto più stretti del previsto, cosa per quale si era comunque preparata, ed è stato inevitabile chiedersi se e in che modo partecipare alle elezioni. Non è una decisione semplice e i pareri sono tanti, anche se si va consolidando la tendenza alla partecipazione.

A tenere sospeso il giudizio, per alcuni, è il rischio di compromettere un progetto politico in fieri, che ha ancora bisogno di crescere e consolidarsi. Una competizione nazionale come quella cui siamo chiamati il 25 settembre, non può essere affrontata con leggerezza e richiede una preparazione più che adeguata. Credo che su questo si sia tutti d’accordo. D’altra parte, l’appuntamento non può essere rinviato e, quando la politica chiama in causa i partiti, questi devono rispondere.

Se veramente crediamo ai motivi ispiratori di INSIEME e ci riconosciamo nelle idee e nei valori che ne contraddistinguono lo stigma fondativo, allora dobbiamo esserci, pur con le consapevoli approssimazioni. Se questa è la condizione, si tratta allora d’individuare gli strumenti con cui dare vita e sostanza al nostro impegno. Il nostro DNA ci colloca al centro dell’agone politico, attribuendoci una fisionomia propria e distinta dalla destra e dalla sinistra, riconoscendoci in un sistema proporzionale, più consono alla cultura e alla politica del Paese.

Siamo nati per stare lì, pur senza avere pretese di rappresentanza esclusiva, anzi. Se molti oggi, dopo aver sperimentato l’inadeguatezza del maggioritario, spingono verso il Centro, non ci resta che prenderne atto e cercare qualche dignitoso accordo, in ragione di una legge elettorale che premia le coalizioni vincenti. La nostra coerenza chiamerebbe a un posizionamento senza alleanze, ma le contingenze ci dovranno portare, se vogliamo esserci, a accettabili e dignitose mediazioni.

Nostro dovere è guardare avanti e utilizzare questo passaggio come un’opportunità politica da capitalizzare per il futuro. Siamo ben coscienti di essere al Centro per convinzione e non per convenienza, ma abbiamo bisogno di dimostrarlo e quindi di cercare quella visibilità che oggi ci manca. Sono convinto che avremo la possibilità di mostrarci agli elettori per quel che siamo e per le idee e le proposte che intendiamo sostenere e, che i consensi non mancheranno. Si tratta di essere chiari e far capire che siamo appunto al Centro per convinzione e alleati per convenienza, parlando più di noi e meno degli altri. Se riusciremo a fare una campagna elettorale incisiva, persuasiva e realistica, dimostrando competenza e capacità, avremo fatto per lo meno un notevole passo avanti per accreditarci nell’opinione della gente.

Come INSIEME abbiamo delle credenziali di tutto rispetto che hanno bisogno di essere comunicate; di far sapere che siamo nati con l’ambizione di essere Terzo Polo e che lì rimarremo anche dopo queste elezioni. Cerchiamo di convincerci che il nostro impegno è un atto dovuto al Paese e, non importa se la raccolta non sarà proficua come ci farebbe piacere, perché possiamo contare su una buona semina, che non tarderà a dare i suoi frutti.

Non credo ci sia nulla di indecoroso nel sottoscrivere alleanze strumentali con chi oggi ha deciso di piazzarsi, per ragioni che non è il caso di indagare, nei nostri pressi. Nemmeno credo, che nel caso di un’intesa, ci sia interesse a presentare programmi comuni, porre veti o erigere barriere. Non sarebbe conveniente per nessuno.

E’ tempo quindi di prepararsi, perché sono assolutamente convinto che noi, come INSIEME, siamo un soggetto interessante, in grado di dare dignità politica a un centro oggetto di desideri di rivincita o di consensi di ritorno. Il distacco del Paese dalla politica è un segnale preoccupante per la tenuta e la tutela delle istituzioni democratiche e misura l’insoddisfazione, di un elettorato sempre più deluso e sfiduciato.

La politica ha bisogno di tornare a essere riferimento autorevole per la vita civile e sociale e rivedere il patto che determina i rapporti con le forze sane di un’Italia che non accetta di non stare al passo delle nazioni più progredite; che non vuole retrocedere e che ambisce a ben figurare nello scenario internazionale.

Forse non riusciremo a riabilitare l’immagine di una classe politica, non all’altezza delle aspettative, ma abbiamo personalità di rango e di assoluto prestigio, come ha ampiamente dimostrato Draghi.

Forza allora e iniziamo a scaldare i motori, perché la competizione sarà impegnativa, ma alla nostra portata.

Questo è successo, tra molti di noi sotto il cielo di Lombardia, andando INSIEME, una sera d’estate … in Centro.

Adalberto Notarpietro

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