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Secondo Welfare: la fine del Reddito di cittadinanza e i problemi degli assistenti sociali

Nel passaggio verso l’Assegno di Inclusione e il Supporto per la Formazione e il Lavoro, i servizi sociali dei Comuni si sono trovati tra l’incudine e il martello: le decisioni avventate della politica, da un lato, e i bisogni concreti delle persone, dall’altro. Con il Terzo Settore chiamato quasi solo a ridurre il danno, i professionisti chiamati a gestire vecchi e nuovi beneficiari stanno cercando di affrontare una situazione sempre più complessa e delicata.
Questa è la presentazione di un intervento di Percorsi di Secondo Welfare che valuta una delle tante conseguenze dalla cancellazione del reddito di cittadinanza.

Il colpo di spugna, nella maggior parte dei casi, è stata una vibrazione del cellulare: l’sms con cui l’INPS comunicava la sospensione del Reddito di Cittadinanza, “in attesa di eventuale presa in carico da parte dei servizi sociali”. La necessità di far quadrare i conti, l’attesa, le preoccupazioni e le speranze di centinaia di migliaia di persone si sono quindi riversate immediatamente sui servizi sociali di tutta Italia. Lo racconta bene Franco Pesaresi, direttore dei servizi sociali di 21 Comuni marchigiani: l’sms di quest’estate “ha provocato una serie di piccoli personali equivoci che poi, moltiplicati per decine di migliaia di persone, hanno scombussolato l’attività dei servizi”.

Ovviamente il superamento del Reddito di Cittadinanza (RDC) sta avendo un impatto enorme sulle vite degli ex beneficiari, ma ha anche messo in estrema difficoltà i servizi sociali e le assistenti sociali1: i tempi e le modalità improvvisate di questo passaggio hanno fatto sì che queste professioniste non fossero preparate a un aumento significativo di “casi” da seguire. Come abbiamo avuto modo di raccontare (CLICCA QUI), il lavoro degli assistenti sociali negli ultimi mesi e anni si è fatto sempre più difficile. La gestione del passaggio da RDC alle nuove misure di sostegno al reddito (CLICCA QUI) è in qualche modo espressione di alcune delle ragioni alla base di queste difficoltà. Anzi, è un esempio in cuiil sistema stesso ha contribuito direttamente a peggiorare le condizioni di lavoro nei servizi: un cambiamento improvviso della misura, realizzato senza un confronto con gli stakeholder (CLICCA QUI) e implementato in modo improvviso e con mezzi inadeguati (sms).

Per scoprire cosa significa, per i servizi e le assistenti sociali, l’abolizione del RDC abbiamo intervistato esperte, dirigenti e assistenti sociali che ci hanno raccontato le difficoltà incontrate, tra messaggi fuorvianti, personale sottodimensionato, scenari futuri incerti e persino qualche aggressione fisica. (Per la lettura completa dell’articolo CLICCA QUI)

Elisabetta Cibinel e Paolo Riva

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