L’anno scorso in Italia sono stati celebrati il 2,6% in meno di matrimoni rispetto al 2023. Il calo più consistente è quello registrato nel Sud, dove si è toccato il -5,8%. Ma se si considera solo i primi otto mesi di quest’anno la ulteriore diminuzione è addirittura del 6,7% rispetto allo stesso periodo del 2023. L’Istat, insomma, certifica un galoppante “ridimensionamento della nuzialità” iniziata quarant’anni fa.

Nel frattempo crescono le cosiddette “libere unioni”, triplicate nell’arco di vent’anni passando da circa 440mila a più di un milione e 600mila.

Nel 2023 il 58,9% dei matrimoni è stato celebrato con rito civile con una leggera crescita rispetto al 56,4% dell’anno precedente.  Il rito civile è più diffuso nelle seconde nozze (95,0%) e nei matrimoni con almeno uno sposo straniero. La scelta del rito civile va però diffondendosi sempre di più anche tra i primi matrimoni (47,5% nel 2023).

Crescono le unioni civili tra partner dello stesso sesso: nel 2023 sono state 3.019, il 7,3% in più rispetto all’anno precedente. Si conferma anche nel 2023 la prevalenza di unioni tra uomini (1.694, il 56,1% del totale), stabili rispetto all’anno precedente (56,7%). Il 35,5% delle unioni civili è nel Nord-ovest, seguito dal Centro (24,3%). Tra le regioni, in testa si posiziona la Lombardia con il 23,5% davanti a Lazio (13,3%) ed Emilia-Romagna (10,4%). A livello nazionale l’anno passato si sono avute 5,1 nuove unioni civili per 100mila residenti, mentre nel Mezzogiorno l’indicatore è all’incirca la metà.

In testa il Comune di Roma (con l’8,4%), seguito da quello di Milano (6,8%). Le unioni civili con almeno un partner straniero sono il 17,0%; nel Centro si attestano al 18,1%, nel Nord al 17,4% mentre nel Mezzogiorno rappresentano il 14,4%.

 

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