L’amico Massimo Brundisini ha preso la simpatica, e lodevole iniziativa, di mandare delle sue riflessioni che potremmo definire da “controcorrente”. E’ stato molto attivo sulla questione delle vaccinazioni, visto che con garbo ed intelligenza, ha espresso con una certa frequenza le sue idee assimilabili a quelli che vengono chiamati “no- vax”. Ora, invia a Politica Insieme un intervento da “bastian contrario” sulle relazioni con Russia e Cina ponendo dei quesiti che probabilmente, forse anche del tutto involontariamente, fanno emergere un modo diverso di concepire i rapporti internazionali, il giudizio sulla Nato e su quello che egli definisce il suo “espansionismo”.  E poi, ancora, ci parla dei Serbi e delle vicende del Kossovo, della Siria e di molto altro fino ad individuare la possibilità che ci si apra alla Russia e si chiuda alla Cina.

I temi su cui interviene Massimo meritano ciascuno lunghi approfondimenti. Di natura storica, economica, geopolitica. Ne emerge un substrato che potremmo definire se non di pacifismo acritico, almeno di un tentativo di andare alla sostanza di quell’atteggiamento tutto cristiano intriso di voglia di dialogo e di confronto con l’altro. Conciliare ciò con la “durezza” del consolidarsi delle cose non è facile. Ma ci si deve provare con l’ottimismo della volontà.

Rischiando di essere definito un tuttologo, ma in fondo solo da semplice osservatore delle vicende planetarie che ricadono su tutti noi, non posso fare a meno di plaudire ai bellissimi articoli di Maurizio Cotta (CLICCA QUI)  e Beppe Mila (CLICCA QUI). Finalmente qualcuno ha il coraggio civile di dire la verità, superando le tristi e monotone litanie di una propaganda faziosa, protesa ad ingigantire ogni pagliuzza negli occhi altrui senza curarsi della trave nei propri, e ferma a stantie logiche del passato. Le posizioni antirusse sono antistoriche, pretestuose, strumentali, faziose, miopi e giustificate forse solo da chi vuol conservare posizioni di potere nella NATO, e forse anche per nascondere la reale impotenza di fronte alla strabordante arroganza cinese. Naturalmente è anche una splendida notizia la dichiarazione delle cinque potenze atomiche che hanno ribadito che un conflitto nucleare non debba neanche essere pensato (CLICCA QUI).

Esaminiamo la situazione, partendo dalla Bielorussia, e precisamente da un titolone che mi aveva colpito, al centro della prima pagina di Avvenire (era agosto e avevo iniziato una prima riflessione sul fatto), che così recitava:” La nostra resistenza libererà i bielorussi”, e di seguito l’intervista a Svetlana Tikhanovskaya (sono riuscito a scriverlo!), la principale oppositrice al regime di Aleksandr Lukashenko, definito l’ “ultimo dittatore d’Europa”. L’impostazione dell’articolo non può non suscitare nei lettori una profonda indignazione contro il “cattivo” di turno. Sicuramente l’oppositrice Svetlana, in esilio e separata, assieme alla sua piccola, dal marito e padre, aveva tante buone ragioni, come sempre accade, ma quello che voglio segnalare è la ormai consueta e poco criticata abitudine di utilizzare due pesi e due misure, e mi spiego.

L’Unione Europea, sempre pronta anch’essa ad indignarsi, perché noi siamo i “buoni” a prescindere, ha deciso sanzioni contro la Bielorussia per il dirottamento di un volo Ryan Air sul quale viaggiava un oppositore al regime, Roman Protasevich, anche se il governo aveva parlato di altre cause, e cioè la presenza di terroristi a bordo, ma si può capire la decisione europea: a me non risulta però che sanzioni siano scattate contro l’Arabia Saudita per aver messo in valigia in tanti pezzettini ben confezionati il giornalista Kashoggi, come provato da Erdogan, anzi abbiamo fulgidi esempi nostrani di ospiti ben ricompensati alla corte del principe, testimonianza estrema di realpolitik.

Tornando alle sanzioni, tutti sanno che la Bielorussia ha avuto il grande merito di fungere da intermediario per attenuare l’impatto delle inique sanzioni contro la Russia (che troppo ci sono costate), e so di fare affermazioni controcorrente, ma vado a spiegarle: l’occidente, cioè noi, i “buoni”, a volte definiti come una non meglio precisata “comunità internazionale” (???….insomma, a Roma direbbero  “Robba de noantri!”), in Ucraina aveva messo in campo tutto il peggior armamentario di intromissione nei fatti altrui, portando ad un cambio di regime (facile trovare scontenti, meglio se violenti, pronti ad essere arruolati e sovvenzionati), che tra l’altro era stato regolarmente eletto (ma non sono da dimenticare in proposito gli affari di Hunter Biden che aveva acquisito grandi estensioni di terreni allo scopo di estrarre il gas di scisto – utilizzando la tecnologia del fracking), e conseguente dichiarazione di indipendenza da parte della Crimea (tralascio per carità di patria commenti sugli eventi di Kiev e sui finanziatori, occulti, ma non troppo).

Occuparsi da buoni samaritani di popoli che hanno avuto una storia difficile, ma avendo chiaramente in mente altre finalità, nella desueta, stantia e spesso incomprensibile visione della NATO, è la fotografia di una politica mondiale da trasformare completamente, e tale compito potrebbe a ragione essere portato avanti dall’Italia che potrebbe decidere, con un atto di orgoglio consapevole, di assumere posizioni diverse da quelle un po’ troppo remissive che gli sono consuete, anche se ad onor del vero devo ricordare che è stata l’Italia ad opporsi al trasferimento a Varsavia del comando NATO e poi anche all’entrata dell’Ucraina nella NATO. Infatti, siamo sicuri che l’espansionismo della NATO sia la miglior soluzione alle intricate e contorte problematiche geopolitiche? O anche che sia confacente ai nostri interessi vitali? O piuttosto hanno ragione i generali dello Stato Maggiore dell’Esercito Francese che in una lettera si sono totalmente dissociati da tale visione, considerando miopi e senza senso le continue provocazioni verso la Russia? La lettura attenta di questa puntuale e puntuta analisi, finalmente libera e coraggiosa, potrebbe aprire scenari nuovi e più umanistici e indicare la strada per nuove politiche planetarie: chapeau aux généraux français !!!! (CLICCA QUI).

E allora sarebbe giusto ricordare alla brava Svetlana che non sempre è proficuo farsi strumento di politiche espansionistiche che non hanno nessuna reale ragione d’essere, se non appunto forse solo la volontà di organi militari (vedi NATO) di conservare le loro posizioni di prestigio, e che sicuramente, guardando a Jugoslavia, Iraq, Siria e Libia, non sono certo motivate dalla volontà di aiutare le popolazioni (ricordiamo i mantra: esportiamo la democrazia, liberiamo le donne da vessazioni ataviche), ma piuttosto da quella di soddisfare interessi economici e geopolitici di alcuni.

Tutto il denaro sprecato per seguire questa visione antiumana potrebbe essere sufficiente a cambiare in meglio la vita su questo Pianeta. E allora diamo buoni consigli alla buona Svetlana, ma non di più, e se proprio vogliamo salvare qualche popolo da una dittatura violenta e spietata, allora cominciamo dalla Cina che imperversa con comportamenti sprezzanti verso tutto il Pianeta (vedi schiaffo all’OMS e quindi a noi tutti), e se pensiamo di non essere all’altezza del compito, proviamo almeno a difendere Hong Kong e Taiwan: Tibet docet, in quel caso niente sanzioni?

Per quanto riguarda le sanzioni alla Russia per l’annessione della Crimea, sugellata da un referendum, dobbiamo constatare che, al contrario, l’analogo referendum che sanciva l’autonomia del Kosovo, terra sacra da sempre per i Serbi (cristiani), teatro di epiche battaglie in difesa della Cristianità, in favore degli insorti albanesi (islamici), veniva unanimemente riconosciuto senza batter ciglio dalla cosiddetta “comunità internazionale”, cioè sempre da noi, i buoni, due pesi e due misure quindi. Ma ricordiamo anche che mentre gli albanesi occupavano abusivamente terre non loro (ma erano da noi ampiamente sostenuti e sovvenzionati fin da subito – e qualcuno ha detto che in realtà quella guerra serviva a favorire il passaggio di oleodotti, stesso copione che in Siria), in Crimea, penisola donata a suo tempo dalla Russia all’Ucraina, la maggioranza russofona era stanziale da sempre, e ricordiamo anche che i Serbi avevano accolto volentieri in un primo momento gli albanesi (ben 2 milioni!!!) fino alle loro rivendicazioni strumentalizzate e non più accettabili (il “buon” Milosevich disse in un discorso agli albanesi che volevano scuole separate: “ Perché, il vostro Galileo è diverso dal nostro?”). Sostenere le strumentali richieste albanesi è stato a mio avviso uno degli atti più vigliacchi e atroci, tra i tanti, della storia recente. Ricordo, come parziale tentativo di porre un argine al disastro, quanto veniva raccontato in un servizio RAI di qualche tempo dopo: lo speaker, con grande enfasi, descriveva le immagini che mostravano i nostri efficientissimi carri armati “Centauro” a difesa delle chiese cristiane che venivano sistematicamente distrutte dagli albanesi, e ogni commento è superfluo.

Ma, allargando ancora il discorso, quali sanzioni pensiamo di adottare contro quelle nazioni che hanno scatenato guerre basandosi su prove false e ricostruzioni storiche fasulle? Dopo la Jugoslavia, ricordo Iraq, Siria, Libia (armi di distruzione di massa mai trovate, fosse comuni che poi risultavano essere cimiteri normalissimi, et cetera, et cetera…., discorso a parte per l’Afghanistan), guerre che hanno prodotto milioni di morti e sfollati? Il paradosso è che dovremmo sanzionare noi stessi…ma essendo noi i “buoni”, tutto viene accettato come giusto e messo nel dimenticatoio: essere buoni dà dei vantaggi. E la profonda indignazione verso Lukashenko per la sua provocazione alla frontiera polacca, forse poteva meglio essere diretta verso chi ha provocato milioni di morti e sfollati: gli sfollati sono i cocci di chi ha rotto e dovrebbe pagare. Lo strabismo politico è un’evidenza costante.

Minsk è la porta per Mosca e se qualcuno pensa realmente di poter infastidire impunemente l’orso russo, non ha evidentemente le idee chiare, e non ricorda più gli illustri precedenti conclusisi con esiti  catastrofici: qualcuno spera di vincere o anche solo di sopravvivere ad una guerra con la Russia? Putin ha detto che la Russia non può accettare missili a 5 minuti da Mosca, la linea rossa è tracciata.

E se invece si passasse da una politica di aggressione ad una di reale collaborazione, come a più riprese richiesto da Putin, anche nel recente e sembrerebbe proficuo colloquio telefonico con Biden? E se a impedire questa soluzione ideale, oltre agli interessi americani, che sembrerebbero ancora legati alla vecchia Dottrina di Zbigniew Brzezinski, poi sconfessata dallo stesso (CLICCA QUI), fosse ancora una volta la vis battagliera dei tedeschi, sempre pronti a nuove sconfitte, ma fortemente e testardamente desiderosi di fare alla Russia quello che hanno fatto alla Grecia? La guerra del gas ha una logica politica o è solo antico rancore?  Qui un articolo in merito del Professor Furfari (CLICCA QUI).

Qualcuno avrà il coraggio di modificare una politica cieca e controproducente? Potremmo perlomeno cercare di prendere in considerazione il drammatico documento dei generali francesi? O saremo per sempre costretti a vedere imbarazzanti genuflessioni non davanti a Nostro Signore, come sarebbe giusto, ma davanti a rappresentanti di politiche contrarie al bene dell’Umanità?…e ai nostri interessi?

Tornando alla proposta di far entrare la Russia nell’Unione Europea, con una battuta si potrebbe dire che la Russia è Europa perché partecipa agli Europei di calcio, ma proviamo ad individuare altre considerazioni a supporto di questa affermazione.

Ricordiamo tutti le dichiarazioni di uno dei più titolati giornalisti tedeschi, Uto Ufkotte, vincitore di premi al giornalismo internazionali, che dopo venticinque anni ha trovato il coraggio di denunciare gli Stati Uniti come detentori del monopolio e manipolatori dell’informazione mondiale: per anni caporedattore del quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung, è diventato celebre per aver rivelato in un’intervista a RT nel 2014 come molti giornalisti europei siano a libro-paga della Cia, della finanza e dei politici, confessando di essere lui stesso a servizio dei servizi americani: l’ordine principale era di esaltare la NATO ed attaccare la Russia.

Ricordiamo le numerose e ossequiose visite di Putin in Vaticano, ma ricordiamo anche che Mosca è stata definita la seconda Roma, che la parola Czar deriva da Cesare, che l’ultima famiglia di Czar si chiamava Romanov, e che San Pietroburgo è bellissima grazie soprattutto alla genialità di architetti italiani.

E allora perché finalmente l’Europa non compie un gesto liberatorio all’altezza del suo compito nella storia, e cioè favorire l’integrazione della Russia nella casa comune Europea? Perché voler continuare a subire passivamente e masochisticamente politiche di altri in nome di cosa? Di retaggi storici? L’affrancamento è il solo modo per poter affermare la propria visione e gestire un futuro di pace e prosperità: l’accanimento contro la Russia è irrazionale e controproducente, soprattutto perché rivolto contro una nazione ed un popolo che non aspetta altro che di riunirsi ai suoi fratelli europei. Liberiamoci dalla noiosa e pedante propaganda antirussa, colpevolmente e palesemente asservita, come già evidente in questo articolo del 2016 (CLICCA QUI), e piuttosto consideriamo la prova di più di vent’anni di politiche di Putin che sono sempre state impostate verso la risoluzione positiva delle varie situazioni, vedi ad esempio il sacrosanto intervento in Siria, dove tra l’altro ha difeso e liberato luoghi sacri dove da duemila anni vigeva la tolleranza religiosa, e stendiamo, per quieto vivere, un velo pietoso su chi ha scatenato quel conflitto e sulle ripetute menzogne che hanno accompagnato quella guerra, forse, se possibile, ancora più sporca delle altre. La semplice verità è che la Russia dovrebbe entrare a far parte a pieno titolo della Comunità Europea, e questa non è provocazione ma realpolitik.

Sappiamo tutti che le sicure obiezioni in proposito sarebbero numerosissime, ma sappiamo anche che sarebbero pretestuose e strumentali, e come tali facilmente superabili nel momento stesso che ci fosse un sussulto di orgoglio europeo e la decisione di superare la storica sudditanza nei confronti degli Stati Uniti: la storia ci insegna che se c’è la volontà politica, tutte le decisioni sono possibili in un battito di ciglia. Penso che sarebbe il passo giusto per superare l’alleanza militare, non più attuale, con l’impero americano (decadente) e la sudditanza economica con l’impero nascente cinese: il comportamento tenuto dagli USA verso gli alleati in occasione della débâcle afgana dovrebbe funzionare da rumoroso campanello di allarme.

Fin dalla caduta dell’Impero Sovietico, voci di anime belle (e prezzolate ?) si sono spese in dichiarazioni inorridite del fatto che non ci fosse in Russia una democrazia compiuta, come se fosse un giochino da ragazzi rimettere insieme i cocci: nel frattempo menti sopraffine cercavano in ogni modo di impossessarsi delle immense ricchezze dell’ex impero, aiutate da servi corrotti (vedi Berezovsky e compagnia). La grandezza politica di Putin ha evitato il dissolvimento della nazione ed è ancora la figura politica con il più alto consenso di popolarità a livello mondiale, surclassando qualunque altro collega (si parla dell’80% contro percentuali irrisorie, a una cifra, di qualunque altro).

E come non sorridere alle richieste di aiuto, forse un po’ isteriche, da parte dei paesi baltici, che da anni lanciano accorati appelli all’occidente paventando l’imminente invasione da parte della Russia, con una immaginazione fantapolitica degna di miglior causa. Gli aerei NATO, compresi i nostri, pattugliano la zona e mai ci fu maggior spreco inutile di denaro pubblico.

E allora forse finalmente la realpolitik potrà modificare il paradigma vigente ed aprirci ad una nuova visione, meglio tardi che mai. Il grande problema che condiziona la sopravvivenza planetaria è la Cina, e speriamo che le miopi politiche occidentali che hanno spinto la Russia ad accordi con il gigante asiatico possano cambiare (con ogni probabilità è stato anche questo il tema dello storico incontro Biden-Putin a Ginevra). La balbettante Europa, qualsiasi cosa si voglia intendere con questo termine, entità insignificante dal punto di vista geopolitico (basti pensare al disastro libico), rischia di perdere una storica occasione di contare sulle decisioni cruciali nella vita del Pianeta.

E allora, facciamo nostra la sagace e sintetica conclusione di Maurizio Cotta, “l’Europa non può delegare ad altri un ruolo di guida politica di un processo che riguarda innanzitutto il suo futuro”.

Spostando quindi l’attenzione sull’ingombrante ed inquietante realtà cinese, il permettere alla Cina di ridicolizzare il sopralluogo dell’OMS nei laboratori di Wuhan, definito da più parti una farsa, è un atto di debolezza estrema che potrebbe preludere ad altre spiacevoli sorprese: il resto del Pianeta deve unirsi ed imporre quella che è una richiesta sacrosanta dalla quale potrebbero dipendere gli sviluppi dei futuri scenari mondiali. Mentre scrivevo queste righe, ho avuto modo di ascoltare un’intervista assolutamente illuminante, che aiuta a capire le difficoltà oggettive che esistono nella ricerca della verità: per quelli ancora dubbiosi sulla reale origine del virus, suggerisco di ascoltare con molta attenzione un super-super-esperto, il Prof. Giuseppe (Joseph) Tritto, Presidente Esecutivo della WABT – World Academy of BioMedical Sciences and Technologies, Paris, France, sotto egida UNESCO. Di seguito il suo curriculum:

Joseph Tritto è medico e ricercatore italiano, da anni lavora all’estero principalmente a Parigi, Londra e New York.

Professore di Microchirurgia and Microtecnologie all’Aston University di Birmingham, e in Micro e Nano Tecnologie, presso la BIB, Brunel University, di Londra.

Direttore di Nano Medicina, all’Amity University di New Delhi, India, Vice Primario alla Kamineni Institute of Medical Sciences, Hyderabad, India.

Presidente della World Academy of Biomedical Sciences and Technologies – WABT academia sotto l’egida dell’ INSULA/UNESCO). Presidente dell’ICET/International Council for Engineering and Technologies. Presidente WABIT – World Association of Bio Info Technologies. Presidente BioMiNT (WABT) – Micro and NanoTechnologies in BioMedicine (CLICCA QUI).

E qui un’intervista del 2020 a TGcom 24 in occasione della presentazione di un suo libro dove si dimostra a chiare lettere la natura artificiale del virus e le connessioni della ricerca con apparati militari, sembrerebbe di tutto il mondo, in un mix che ha dell’incredibile (CLICCA QUI).

Posso anticipare che si tratta di un’intervista assolutamente unica: il Professore, da “insider” e profondo conoscitore dei retroscena più inconfessabili dietro le sperimentazioni e la seguente comparsa del virus, fa affermazioni di una gravità estrema, pur mantenendo un’apparente atteggiamento distaccato, e lo fa spiegando in maniera semplice la contorta e complessa ( ma anche folle e criminale, a suo e anche mio avviso) realtà della sperimentazione con i virus. Dico subito che apprendere la verità dei fatti è un’esperienza abbastanza sconvolgente, e ci si chiede come tante aberrazioni siano state possibili senza che qualcuno abbia avuto la forza di opporvisi. Le rivelazioni del Prof. Tritto allargano la platea di quanti sono coinvolti in questa operazione scellerata e le sue parole sono macigni: di conseguenza il suo riferimento ad un  Tribunale di Norimberga 2 non è un’affermazione peregrina, ma anzi appare più che giustificato. Da ascoltare e riascoltare con molta attenzione….

Ricordiamo che Biden aveva ordinato alla sua “intelligence” di indagare sui fatti di Wuhan….noi non siamo interessati a farlo? I rapporti commerciali della Germania (e nostri) con la Cina sono tali da condizionare il nostro futuro? Uno schiaffo all’OMS, organizzazione che pure ha avuto enormi cadute d’immagine, e non solo, e che sicuramente ha perso gran parte della sua autorevolezza per il fatto di avere come principale finanziatore un privato esperto di computer, non può e non deve essere accettato: vogliamo diventare tutti un grande nuovo Tibet?

Massimo Brundisini

 

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