“L’assenza della guerra è una concezione troppo ristretta della pace”, afferma a In Terris il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. Prosegue il ministro vaticano: “La pace di cui parla Leone XIV è una visione ampia. Include la riconciliazione e il rinnovamento delle relazioni. Nel contesto cristiano la pace è un bene globale, un termine riassuntivo di tutti i doni divini”. Aggiunge il porporato: “Annunciare evangelicamente la pace in terra a tutti gli uomini di buona volontà si riallaccia alla testimonianza del Concilio Vaticano II. E’ un dono di Dio che presuppone la disponibilità dei cuori. La pace invocata dal Pontefice non è il frutto solo di un accordo, di un baratto. La contrattazione, il dialogo, il lavoro diplomatico rientrano nella dimensione umana, mentre trovare un punto di incontro e di concordia è una realtà di valore. La pace non il risultato di una strategia e non è vero che chi vuole la pace deve prepararsi alla guerra“.
Obiettivo-pace
Sostiene il cardinale Semeraro: “Chi dice ‘dopo una bomba farò la pace” mente. Non si costruisce la riconciliazione con una distruzione. La pace è un’offerta d’amore, non si accetta, ci si predispone ad essa. Oggi tutti siamo chiamati a ripetere l’augurio proprio del vescovo all’inizio di una celebrazione: ‘la pace sia con voi’. Sono queste le parole del vescovo che aprono l’incontro eucaristico. Nel Vangelo augurare il dono della pace è il saluto del Risorto quando si presenta ai discepoli. E’ lo shalom biblico, l’irene greca. L’opposto è la legge del più forte, il modo prepotente di parlare di pace come imposizione di forza. Ed è un tragico errore perché nel giorno in cui si capovolgono i fronti il debole di oggi diventa il forte di domani e i rapporti cambiano. Dilaga l’ipocrisia di quanti dicono di voler fare pulizia facendo tabula rasa dei nemici e così invece seminano odio nelle nuove generazioni. Al di là dell’uso o meno dei termini di pulizia etnica o genocidio la questione innegabili è che in questa maniera proliferano discordia e rabbia“.
Accanto al Papa
Il porporato pugliese ha ricevuto la formazione iniziale nel Pontificio Seminario Regionale Pugliese Pio XI di Molfetta e, successivamente, ha perfezionato gli studi di teologia nella Facoltà di Teologia della Pontificia Università Lateranense in Roma dove ha conseguito i gradi accademici di Licenza e di Dottorato in Sacra Teologia. Ha quindi insegnato teologia dogmatica all’Istituto Teologico Pugliese e poi anche ecclesiologia nella Facoltà di Teologia della Lateranense. Eletto alla sede vescovile di Oria il 25 luglio 1998 e consacrato il 29 settembre 1998. Trasferito alla diocesi Suburbicaria di Albano il 1° ottobre 2004 fino al 15 ottobre 2020 quando è stato nominato da Francesco Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Oltreché amministratore apostolico “ad nutum Sanctae Sedis“ dell’Abbazia Territoriale di Santa Maria di Grottaferrata e delegato pontificio dell’Ordine Basiliano Italiano. Nel corso degli anni è stato segretario speciale del Sinodo dei Vescovi, presidente per la Conferenza Episcopale Laziale della Commissione Regionale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi; Membro della Commissione Episcopale CEI per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi; Presidente del CdA di “Avvenire–Nuova Editrice SpA”. Membro della Congregazione delle Cause dei Santi e del Dicastero per la Comunicazione; Consultore della Congregazione per le Chiese Orientali. Il 13 aprile 2020 è stato nominato come segretario del Consiglio di Cardinali per aiutare il Santo Padre nel governo della Chiesa Universale e per studiare un progetto di revisione della Costituzione Apostolica Pastor Bonus sulla Curia Romana. Sui temi dell’ecclesiologia ha pubblicato diversi libri, articoli e voci di dizionario. Il 15 ottobre 2020 il Santo Padre Francesco lo ha nominato Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Dal 4 dicembre 2020 è anche Amministratore Apostolico ad nutum Sanctae Sedis dell’Abbazia Territoriale di Santa Maria di Grottaferrata e Delegato Pontificio dell’Ordine Basiliano Italiano.
La missione di Leone XIV
Leone XIV, sottolinea il cardinale Semeraro, “non è una fotocopia del predecessore e anche per noi cardinali italiani il suo pontificato costituisce una forte sollecitazione ad allargare lo sguardo verso una dimensione autenticamente globale della fede”.E aggiunge: “Si pensava che un conclave mai così numeroso e internazionale avrebbe avuto difficoltà a trovare una sintesi e invece in quattro votazioni siamo arrivati alla fumata bianca. È il segno di una Chiesa unita”. Per questo pontificato ci sono “delle nuove e drammatiche sfide. La scelta del nome di Leone, lo ha detto lo stesso Papa, rimanda alla figura di Leone XIII e alla Rerum novarum che nel 1891 inaugurò di fatto la dottrina sociale della Chiesa”. Quanto al mondo di oggi, “le ‘novità’ ci sono al punto da far dire a Francesco, in una allocuzione di sei anni fa, che ‘quella che stiamo vivendo non è semplicemente un’epoca di cambiamenti, ma è un cambiamento di epoca’. È davvero così”. “La sfida di oggi non riguarda Dio, ma l’uomo stesso. Mi tornano alla mente due frasi: la prima è di Eugène Ionesco: ‘Dio è morto, Marx pure, e anche io non mi sento molto bene’. La seconda di Hetty Hillesum che nel suo diario, sotto forma di preghiera a Dio, scrive: ‘tu non puoi aiutarci, ma tocca a noi aiutare te, difendere fino all’ultimo la tua casa in noi’. Vale anche per Leone“.
Pubblicato su www.interris.it