Anche l’intervento di Michele Mercogliano di oggi (CLICCA QUI) ci porta a porre la stessa domanda su cosa accadrebbe in un paese normale. Quelli in cui esiste una civiltà politica e, comunque, un minimo di onestà intellettuale, spesso stimolate da una vera e libera informazione. Anche se il desolante quadro offerto dal mondo quotidianamente suscita il quesito se, in realtà, ancora esista un “paese civile”. Domanda resa ancora più pressante dai continui conflitti endemici cui, in questo momento, si sono aggiunti quelli altamente drammatici di Ucraina e Palestina. Guerre disumane sulle quali spesso si sorvola sulle responsabilità dirette, indirette o per omissione, dei cosiddetti paesi civili.
Tutto ciò doverosamente premesso, l’Italia continua a distinguersi. Soprattutto, grazie al suo personale politico e agli equilibrismi che un sistema malato pratica a costo di perdere pure la faccia.
Sulla vicenda conseguente alla richiesta di arresto per i vertici del Governo israeliano non siamo stati a meno. Il Salvini di cui si occupa Mercogliano, il Capo della Lega già lo ha fatto impunemente per Putin, è completamente schierato per Netanyahu e, confondendo forse l’agone domestico con quello internazionale, usa i soliti contenuti e i soliti toni per attaccare i magistrati. Che siano italiani o, addirittura, quelli di una Corte internazionale, cui l’Italia aderisce, conta poco. E finisce per fare quello che insinua a carico di suoi ipotetici interlocutori: trasforma in bagarre politica ciò che, invece, è da trattare sul piano meramente del diritto, nel cui ambito tutti hanno la possibilità di far valere le proprie ragioni.
La questione di fondo, dunque, è quella del significato che diamo alla parola “diritto” e al senso dell’esistenza di organismi internazionali creati per offrire a tutti un quadro certo di riferimento. E sembra invece, ahinoi, che questo sia diventato un tema di divisione pregiudiziale, piuttosto che un’area in cui tutti possano trovare la risposta a quesiti sollevati dalle guerre e dal modo in cui esse sono condotte.
Salvini sta chiaramente continuando a scuotere l’albero del Governo Meloni. Pensa così di raccoglierne i frutti o, per tornare all’intervento di Mercogliano, di limitare i danni di una stagione che sta continuando a non mostrarsi per lui molto propizia.
In ogni caso, in un paese civile ci si aspetterebbe, alla luce del Diritto, una posizione ferma da parte di chi ha la massima guida dell’Esecutivo di cui Salvini è uno dei vicepresidenti. E ci si aspetterebbe che la tanto sbandierata maggioranza “coesa” spiegasse agli italiani come questa coesione giustifichi quello cui assistiamo quasi quotidianamente. E, nel caso specifico, avere un’idea unica della posizione del Governo sulla vicenda Netanyahu su cui si sta esprimendo con tanta fermezza anche l’Unione europea. Per noi vale il Diritto internazionale senza tentennamenti o no?
Assistiamo a posizioni mutevoli, o almeno cangianti, come quella ultima del Ministro Crosetto, che subito invece aveva precisato l’intenzione di ottemperare alla decisione della Corte. E agli immancabili silenzi di Giorgia Meloni sulle questioni più importanti, e questa è una di quelle. Chi paga le tasse, chi teme per gli sviluppi di un mondo che sembra aver perso il raziocinio e il senso dell’equilibrio, però, avrà pure il diritto di chiedere cosa significhino talune affermazioni come quelle della Premier che si limita a dire che se ne parlerà nel G7? Il G7 che c’entra? O quelle di Tajani, e di altri che, alla fin fine, sia pure in maniera meno perentoria di quanto non faccia Salvini, insinuano che la Corte penale internazionale si sia messa a fare politica.
In un paese civile, in ogni caso, un Governo serio sarebbe andato ad un chiarimento. Ma noi…
Giancarlo Infante