A poco meno di dieci giorni dalle elezioni politiche che dovrebbero decidere in che direzione andrà l’Italia nei prossimi mesi e anni, sembra che più del 40% degli elettori non abbia ancora deciso per chi votare. 

In uno scenario molto complicato, con innumerevoli e gravi rischi legati alla speculazione sui prezzi di gas e combustibili fossili utilizzata da Putin come arma di ricatto nei confronti dell’Europa e del mondo, una significativa parte della discussione politica riguarda l’ipotesi sostenuta dai sondaggi che, a cento anni dalla Marcia su Roma di Benito Mussolini, l’Italia rischia di vedere un governo diretto da un partito che rivendica la sua natura e tradizione nell’ideologia neofascista.
In questo contesto è interessante analizzare cosa sta accadendo tra gli elettori cristiani. Non essendoci più un partito che raccoglie tutte le istanze dei cattolici, da tempo si assiste ad una diaspora che vede i cristiani più o meno presenti in tutte le formazioni politiche.
Tra questi, un gruppo di prelati, sacerdoti e organizzazioni cattoliche sono orientati a votare i partiti che fanno riferimento all’ideologia nazionalista, primatista e sovranista che si riconosce nello slogan “Dio, patria e famiglia”.
Un paradigma che, pur essendo stato ideato da Giuseppe Mazzini con finalità risorgimentali, è diventato negli ultimi cento anni oggetto dell’identità e dell’ideologia di dittatori, partiti e movimenti autoritari e discriminanti.
Questa deriva è paradossale se si pensa che, cento anni fa, subito dopo la Marcia su Roma, i cattolici si opposero in modo significativo a quell’ideologia fascista che oggi rischia di tornare ad essere maggioritaria.
A questo proposito, è interessante ricordare la vicenda di alcuni esponenti cattolici che si batterono contro il regime e l’ideologia fascista.
Raimondo Manzini, già direttore di due periodici della Compagnia di San Paolo, a partire dal 1927 diresse per trentatré anni il quotidiano “L’Avvenire d’Italia”.
Divenne in breve tempo molto noto e stimato, soprattutto per non avere mai piegato la testa alle imposizioni del fascismo. Durante l’occupazione nazista il giornale si autosospese, per poi riprendere le pubblicazioni con la stessa testata e lo stesso direttore.
Manzini fu eletto nel consiglio nazionale della Democrazia Cristiana e divenne membro dell’Assemblea Costituente. Eletto deputato per le prime tre legislature (1948-1963), ricoprì il ruolo di Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Rinunciò alla carriera politica quando Papa Giovanni XXIII lo chiamò a dirigere “L’Osservatore Romano” (1960-1978). Fu presidente dell’Associazione Internazionale della Stampa e dell’Unione Cattolica Stampa Italiana.
Un’altra figura centrale dell’antifascismo cattolico fu don Luigi Sturzo, fondatore nel 1919 del Partito Popolare Italiano (PPI) e promotore del famoso appello “A tutti gli uomini liberi e forti”, che «in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria, senza pregiudizi né preconcetti», affinché «uniti insieme propugnino nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà».
Dopo la Marcia su Roma, don Sturzo si oppose ad ogni tipo di alleanza con il governo fascista.
Al Congresso del Partito Popolare Italiano che si svolse a Torino nell’aprile del 1923, don Luigi Sturzo fece prevalere la tesi dell’incompatibilità fra la concezione “popolare” dello Stato e quella totalitaria del fascismo.
Mussolini accusò il PPI di essere un “covo di antifascisti” e fece pressioni sul Vaticano usando il ricatto sulla risoluzione della “questione romana”, cioè il risarcimento e la riconsegna dei beni della Chiesa espropriati dopo la nascita dello Stato Italiano. E a quel punto, don Sturzo si dimise dalla carica di Segretario del Partito Popolare.
Nonostante le pressioni sul Vaticano, nel 1923 nessun deputato del PPI votò la nuova legge elettorale varata da Mussolini per assicurare la maggioranza parlamentare al Partito Nazionale Fascista.
Per ragioni di sicurezza, don Sturzo emigrò prima a Londra, poi a Parigi e infine a New York, dove intrecciò rapporti con numerosi italiani antifascisti.
Emblematica anche la vicenda di Odoardo Focherini, oggi Beato e Giusto tra le Nazioni. Padre di sette figli, direttore dell’Azione Cattolica e amministratore de “L’Avvenire d’Italia”, salvò 105 ebrei dalla deportazione nazifascista. Fu denunciato ai nazisti e deportato nel lager di Hersbruck dove morì a soli 37 anni.
A 27 anni Focherini era già presidente dell’Azione Cattolica. Fu attivissimo nel difendere le sedi e le attività dell’Azione Cattolica dall’odio e dalle angherie dei fascisti. Nel 1939 divenne direttore amministrativo de “L’Avvenire d’Italia” e collaborò strettamente e coraggiosamente con Raimondo Manzini contro l’ideologia e il regime fascista.
In quegli anni “L’Avvenire d’Italia” era considerato dal regime “un pretesco covo di vipere” e si cercava in tutti i modi di limitarne la diffusione. I fascisti erano infuriati soprattutto per l’opposizione al razzismo antisemita che caratterizzava la linea de “L’Avvenire” e di Azione Cattolica.
A riprova del diffuso sentimento antifascista di certi ambienti cattolici è stato pubblicato il volume “L’ora della prova – scritti antifascisti 1920-1939” (Edizioni Medusa, 2014), in cui sono raccolti 79 scritti di Giovanni Battista Montini, che vide nell’antifascismo “una missione spirituale”.
L’Arcivescovo di Milano Montini – eletto al soglio Pontificio con il nome di Paolo VI e oggi Santo – vide nell’antifascismo una modalità valoriale per unire la forza della fede al senso dei valori civili ed umani, e la tradusse in insegnamento agli universitari cattolici affinché non si rassegnassero alla stagione infelice dominata dai fascisti.
E come non ricordare la grande figura di Alcide De Gasperi, considerato a ragione uno fra i più importanti politici europei del XX secolo? Padre fondatore dello Stato Repubblicano italiano e tra i fondatori dell’Europa.
Dopo le dimissioni di don Sturzo, nel 1924 De Gasperi assunse la Segreteria del Partito Popolare portando il partito a militare in opposizione al fascismo, tanto da farlo aderire in blocco alla secessione aventiniana, composta dai deputati che cercarono di opporsi alla dittatura mussoliniana.
Nel 1925 il PPI fu sciolto dal regime. Nel 1927 De Gasperi, insieme alla moglie, venne arrestato dalla polizia. Gli misero in tasca dei documenti falsi e lo accusarono di tentato espatrio clandestino per motivi politici.
Fu incarcerato e poi sorvegliato, visse un periodo di grandi difficoltà economiche e isolamento morale e politico. Nel 1928 trovò lavoro e riparo dalle persecuzioni nella Biblioteca Apostolica Vaticana.
Dal settembre del 1942 Gasperi iniziò ad incontrarsi clandestinamente con altri esponenti cattolici per cercare di costruire un futuro politico e amministrativo dell’Italia post fascismo. Nel corso di queste riunioni, De Gasperi scrisse “Le idee ricostruttive della Democrazia cristiana”, considerato l’atto di fondazione del nuovo partito con lo stemma dello scudo crociato che era stato in precedenza adottato dal PPI di don Sturzo.
Nel dopoguerra De Gasperi ebbe modo di scontrarsi ancora con gli eredi dell’ideologia e del partito fascista.
Alle elezioni per il sindaco di Roma del 1952 fu proposto a De Gasperi di sostenere una coalizione che includeva anche il Movimento Sociale Italiano e il Partito Nazionale Monarchico.
Per motivi morali, per il suo passato antifascista, e anche per sostenere la sua visione laica dello Stato, De Gasperi si oppose radicalmente a questa alleanza.
Neanche l’ingerenza del Vaticano riuscì a scalfire l’antifascismo di De Gasperi, che vinse le elezioni senza ricorrere all’apparentamento con le destre.
Alla luce della storia di questi autorevoli cattolici antifascisti, appare incomprensibile vedere esponenti di gruppi e associazioni cristiane schierarsi con la parte politica che ha le radici nell’ideologia fascista.
E appare ancora più incomprensibile constatare che la larga maggioranza dei cattolici che si rifanno allo slogan “Dio, patria e famiglia” sono per lo più radicali oppositori dell’attuale Pontefice, Papa Francesco.
Antonio Gaspari 
Pubblicato su www.orbisphera.org

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