“Vorrei assicurare tutti i cittadini-qualora ce ne fosse bisogno-che non negheremo a nessuno di esprimere il dissenso.”
Lo ha dichiarato la signora onorevole Presidente del Consiglio nel solito modo con il quale oggi si esprime la classe politica: un post di Facebook.
“Alla faccia del bicarbonato di sodio” avrebbe dichiarato Totò venendo a sapere che nella Repubblica Italiana il dissenso è libero. Come se l’articolo 2 della Costituzione (che tutela i diritti inviolabili dell’uomo) e l’articolo 21 (tutti hanno il diritto gli esprimere il proprio pensiero) non fossero scolpiti nella roccia da oltre settant’anni.
Il decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri, uno strumento che richiederebbe condizioni di urgenza e di pericolo per la pubblica incolumità, è infatti talmente indeterminato da poter essere usato anche in modo diverso dall’oggetto che lo ha provocato, il raduno di un rave party. Chi scrive ha avuto esperienza di questi tipi di raduni, non certo come partecipante, ma come pubblico ufficiale di una procedura concorsuale che ha dovuto affrontare una invasione indiscriminata di un capannone di proprietà. Ci sono voluti tre giorni per ottenere l’intervento della forza pubblica.
Aspettavamo tutti le prime iniziative del nuovo governo per affrontare i problemi aperti come l’inflazione e il carovita, l’energia e le bollette, il Covid mai debellato del tutto, il lavoro, la scuola e tanti altri. E ’arrivato un decreto che sta già creando un vespaio anche dentro la maggioranza.
La foglia di fico usata per punire l’invasione della proprietà privata, in questo decreto, è estremamente labile, per il semplice fatto che questo reato è già esistente.
La definizione di raduno non consentito è poi talmente generica d’avere già richiesto una nota esplicativa del Viminale che precisa che la libertà di espressione dei cittadini verrà rispettata. Cara grazia, non lo sapevamo.
Poco prima della nota esplicativa, Fiorello aveva già suggerito di fermare anche le riunioni di condominio.
Guido Puccio