Siamo sinceramente tutti con la nostra Presidente del consiglio impegnata in una delle missioni più delicate all’estero: l’incontro alla Casa Bianca con Donald Trump.

Questo perché la missione avviene nel pieno di un’autentica crisi mondiale che, oramai, dura da poco meno di sei anni. Da quando cioè scoppiò la pandemia da Covid -19. Da allora tutto, in un susseguirsi di crisi economiche, del commercio e dei trasporti internazionali. Ma anche in maniera più drammatica, di natura antropologia, se consideriamo i due conflitti che ancora stanno insanguinando la terra d’Ucraina e di Gaza.

Avremmo quindi bisogno di ragionevolezza, sia pure nella chiarezza. Questo è il minimo che si può chiedere soprattutto quando ci si rivolge ad amici di vecchia data.

Il viaggio di Giorgia Meloni ne fa venire alla mente un altro: quello di Alcide De Gasperi del gennaio del 1947 quando l’allora Presidente italiano si recò da un “quasi amico”. Tali erano le sue condizioni di debolezza di fronte al grande paese d’oltreoceano che era stato nemico in armi fino a poco tempo prima.

In effetti, molta acqua è passata sotto i ponti. De Gasperi dovette chiedere che il costo del viaggio, fatto con un vecchio Dc8, fosse offerto da chi lo attendeva alla Casa Bianca. E lui dovette pure farsi prestare un cappotto un po’ più elegante da un amico per non fare cattiva figura. Una volta negli USA, lo statista italiano assurse agli onori delle cronache televisive, la tv c’era già allora da quelle parti, perché sorpreso a spengere la luce della sua stanza d’albergo al momento di lasciarla per le recarsi agli incontri con gli interlocutori americani.

Ma a parte gli aneddoti, che però è sempre bene rimandare alla memoria, anche per abbandonare per un attimo il catastrofismo con cui guardiamo al nostro passato e al nostro presente, sperando sempre in un immaginifico futuro, anche Giorgia Meloni sembra andare a parlare ad un “quasi amico”. E questo, ancora di più, ci muove con un sentimento d’incoraggiamento.

Non c’è bisogno di dilungarsi sulla spiegazione della definizione di “quasi amico”. Dopo le esternazioni di Trump e del suo vice Vance: hanno dimostrato tutto il loro rancore verso gli europei. Soprattutto, dopo la pesantezza dei balzelli doganali applicati, per il momento sospesi dopo l’improvviso dietro front della settimana scorsa. In ogni caso, e viene sottolineato, il bastone resta sempre lì, in bella mostra: la mano non se ne è allontanata di molto.

Compito arduo, dunque, per Giorgia Meloni. Anche perché ancora non sembra venire una rassicurazione dagli incontri in corso a Washington tra il Commissario al commercio Maroš Šefčovič, che rappresenta l’intera Unione europea, e la controparte statunitense. Il tutto ruota attorno alla proposta degli europei, che momentaneamente hanno anch’essi sospeso l’introduzione dei contro balzelli, per trovare un’intesa su “tariffe commerciali reciproche zero”.

L’incontro diretto tra Donald Trump e Giorgia Meloni, in questo contesto, e vista anche la decisione del Presidente americano di considerare l’Europa come un “blocco unico”, porta alla domanda sul che cosa esso possa davvero portare. Ma saremmo proprio felici, per noi e per l’Europa intera, se lei riuscisse in maniera definitiva là dove appare ancora tutto impervio per Bruxelles. E, così, poterla per la Pasqua acclamarla come la nostra Radames che ritorna vincitrice.

In effetti, sarebbe già un grande successo per noi italiani se l’Amministrazione americana continuasse a considerarci parte di un’Europa “blocco unico”. Perché, noi che siamo il paese europeo più vocato alle esportazioni negli Usa,  è dunque con il più alto surplus, se ci fosse applicato l’algoritmo inventato da Trump per stabilire i dazi, saremmo saliti al 31% di aliquota invece che al 20% come per tutti, così come formulato il giorno trumpiano “della liberazione” americana.

C’è poi un ampio margine per la “difesa” delle nostre eccellenze. Magari, con lo spostamento negli Usa di nostre produzioni. Lo ha già annunciato Berardo Cucinelli soprannominato il “Re del Cachemire”. Ma, ad esempio, lo potrebbe fare il liquore Strega che esporta quasi tutto il suo antico e pregiato prodotto negli Stati Uniti. Insomma, non mancherà la possibilità di un successo da questo incontro alla Casa Bianca che, in realtà, era stato pensato in tutto un altro contesto, repentinamente mutato un paio di volte nel giro di pochi giorni. Tanto che Giorgia Meloni sarà costretta ad un velocissimo rientro per poter ricevere il vice di Trump in arrivo a Roma per incontrare il Papa in occasione della Pasqua.

E a proposito della giornata più importante per i credenti in Cristo, visto che entrambi si dicono convinti cristiani, potrebbe essere davvero utile e necessario che Giorgia Meloni si facesse interprete di quei sentimenti di pietà e di commiserazione che ogni giorno ci riempiono l’animo pensando a quanto sia lontana la pace in Ucraina, che non potrà essere tale se non rispettosa di tutti gli stati e di tutti i popoli. Lo stesso vale  per il  drammatico massacro tuttora in corso a danno dei palestinesi, a proposito del quale registriamo da tempo il silenzio della nostra Presidente del consiglio e quello continuo del Presidente Trump.

Giancarlo Infante

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