Ormai è sempre più evidente quanto sia inefficace, contraddittoria e per certi versi persino ridicola la diplomazia del Presidente Donald Trump, tornato alla Casa Bianca in un clima internazionale segnato da profonde tensioni. Le sue dichiarazioni e iniziative, più che offrire soluzioni concrete, contribuiscono ad alimentare l’instabilità globale, rivelando una visione semplicistica e muscolare della politica estera, priva di coerenza e lungimiranza.

Emblematico è il caso della guerra in Ucraina: Trump alterna promesse generiche di pace a pressioni su Kiev perché ceda territori, assecondando di fatto le mire espansionistiche di Mosca. L’illusione di poter “negoziare” con Vladimir Putin da una posizione di forza, senza passare per il consenso degli alleati europei e della NATO, è destinata al fallimento.

Europa come avversario, non come alleato
Né si può ignorare la retorica aggressiva contro l’Unione Europea, definita nei suoi discorsi come un rivale commerciale da punire con dazi, poi annunciati e subito ritrattati, in un confuso gioco di pressioni che disorienta mercati e cancellerie.

Non meno pericolosa appare la strategia verso la Cina, basata su minacce e contro-minacce, senza un piano articolato per gestire le interdipendenze economiche tra Washington e Pechino. La politica dei dazi e la retorica anti-cinese alimentano uno scontro ideologico che rischia di far esplodere una nuova guerra fredda commerciale, con ricadute sull’intero sistema multilaterale.

Putin, tra cinismo e restaurazione imperiale
Dall’altra parte del mondo, si rafforza il cinismo politico di Putin, sempre più spregiudicato nella sua azione di destabilizzazione. La guerra in Ucraina è solo l’espressione più brutale della sua volontà di restaurare un ordine internazionale fondato sulla forza, sul ricatto energetico, sulla disinformazione.

Il Cremlino, da tempo, non nasconde il sogno di ricostruire una sfera d’influenza sulle ex repubbliche sovietiche e sull’Europa orientale, come dimostrano le pressioni sulla Moldavia, i rapporti con la Bielorussia e il sostegno ai movimenti anti-democratici nel continente.

Mosca mente, reprime, divide
Putin agisce secondo una logica imperiale, erede del peggior autoritarismo novecentesco: reprime il dissenso interno, elimina gli oppositori, mente sistematicamente alla comunità internazionale. L’aggressività russa si accompagna a una spregiudicata campagna diplomatica volta a dividere l’Occidente, facendo leva sulle contraddizioni interne all’Europa e sulla ambiguità di certi leader, Trump in primis.

L’Europa riscopre il senso della responsabilità
In questo scenario cupo e incerto, l’Unione Europea sta finalmente mostrando segni di maturazione politica e consapevolezza strategica. L’atteggiamento fermo e determinato nel sostegno all’Ucraina, l’invio di aiuti militari e finanziari, le sanzioni coordinate contro Mosca e la volontà di rafforzare la difesa comune rappresentano un importante segnale di responsabilità.

L’Europa, pur tra lentezze e divisioni, ha compreso che non può più limitarsi a essere un gigante economico e un nano politico. La sfida imposta da Putin e l’inconsistenza diplomatica di Trump costringono Bruxelles a rafforzare la propria unità, a dotarsi di strumenti efficaci di deterrenza, a costruire un’autonomia strategica non alternativa alla Nato, ma complementare.

L’Europa del realismo politico
La forza dell’Europa, oggi, risiede nella sua capacità di coniugare principi democratici e realismo politico. Non si tratta di cedere al bellicismo, ma di affermare una linea chiara e coerente a difesa della legalità internazionale, dei diritti umani, della pace come frutto della giustizia e non della sottomissione. L’Unione, se saprà continuare su questa strada, potrà smascherare tanto la confusione della politica americana a guida trumpiana quanto l’aggressività del regime russo.

L’unica speranza credibile per la stabilità globale
In un mondo multipolare e attraversato da crisi complesse, solo un’Europa politicamente unita e consapevole del proprio ruolo potrà rappresentare un argine credibile alla deriva autoritaria e un attore capace di mediazione e stabilità. Occorre perseverare sulla strada dell’integrazione, rafforzare le istituzioni comuni, investire in sicurezza, tecnologia e cultura.

L’Europa del realismo politico non è quella del compromesso al ribasso, ma quella della fermezza intelligente. E, oggi più che mai, è l’unica speranza credibile per chi confida ancora nella libertà, nella democrazia e in un ordine internazionale basato sul diritto  e sulla coesistenza pacifica

Michele Rutigliano

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