A circa un mese della Settimana Sociale, quando l’entusiasmo si tramuta in coscienza e acquisizione di responsabilità, è giusto e doveroso ringraziare i nostri Pastori per la svolta coraggiosa, che la Chiesa Cattolica Italiana ha fatto, in questa occasione.
Dall’enunciazione di principi informatori della società, che hanno caratterizzato le Settimane precedenti, si è passati a un impegno concreto per favorire una connessione e una azione politica risoluta del Popolo di Dio per declinare la sua missione civica nei modi migliori, più significanti e democratici. È una svolta necessaria, doverosa, piena di quell’Amore Politico, di cui ha parlato Papa Francesco a Trieste: il tempo ne darà ancor più ragione.
La Settimana sociale ha avuto tre perni, tutti innovativi. Per i contenuti, innanzitutto, centrati tutti appassionatamente sulla Democrazia, che, come ha detto Papa Francesco, si mostra malata. È stata una fiera gioiosa e profondamente articolata, sentita, ragionata: una miriade di eventi dalle belle piazze triestine alle sale degli edifici austro-ungarici, al Centro Congressi del porto rivitalizzato. C’è stata una sola parola d’ordine: passare, nel concreto, dall’Io al Noi! In quei giorni, tutti i delegati e i relatori hanno vissuto la realtà democratica immersi in un complesso di aspetti sociali, economici, culturali con al centro il bene comune e il valore ineludibile della partecipazione attiva democratica.
Poi il metodo, esso ha veramente veicolato, come non mai, la spontaneità e il sentimento di tutti i delegati attraverso l’innovazione digitale (aldilà dei dubbi per le iniziali difficoltà tecniche e per le difficoltà adattative dei meno giovani): era ora di accostarsi pienamente al digitale, alla sua dinamica partecipativa, ma anche (ed è sostanza) per la reale rivoluzione sinodale che essa ha permesso di avere tra i delegati.
Infine il terzo perno: il passaggio dal pre-politico al politico a cui sono stati invitati i Laici con una accorata e attenta moral suasion dei Pastori, che ci si augura sia duratura e incoraggiante: è un grande, gravoso, difficile impegno per tutti, ma ce lo chiede quell’amore per il Prossimo, che ci ha insegnato Gesù, sacrificatosi fino alla morte. Il raccogliere le pecore disperse per ricostruire un gregge significativo, nelle forme più opportune, è proprio dei Pastori, ma Elena Granata tracciando una sintesi preliminare dei lavori in rapporto proprio a questa svolta verso l’impegno politico concreto si chiedeva: cosa possiamo fare per essere utili e sfidanti per la politica? La attuale insignificanza politica dei valori cristiani è sotto gli occhi di tutti. Bisogna rispondere a questa domanda.
Una risposta credibile si è già avuta nei giorni della Settimana con la costituzione della “Rete di Trieste” in cui si sono riuniti inizialmente circa 80 amministratori locali della diaspora e rappresentanti di movimenti politici, già delegati alla Settimana. Oggi si è moltiplicata la rappresentanza con piena soddisfazione di tutti.
Ora va considerato il momento delicato della crescita di questa realtà che è una risposta non solo alle istanze del mondo cattolico/cristiano e all’incitamento dei nostri Pastori, ma a tantissimi italiani ad esso esterni, ma che lo apprezzano culturalmente, a cui va data una alternativa all’attuale situazione politica italiana, la cui crisi di partecipazione è un elemento centrale, ma certamente non l’unico.
Bisogna così rimettere al centro l’Amore politico di Francesco, senza chiedere primogeniture, ruoli di prestigio, ma servire, servire con le proprie idee, con massa critica adeguata, essere coautori di una politica autonoma, e di grande inclusività.
Bisogna far rimanere la fiaccola accesa dai nostri Pastori a Trieste e vivificarla impegnandosi sempre più.
Ci dovremo tutti chiederci: se non ora, quando?
Alfonso Barbarisi