Si torna a fantasticare sul Ponte dello Stretto di Messina, in un’area ad elevatissimo rischio geologico, dove il 28 dicembre 1908 si verificò quel famoso terremoto nel quale perirono più di 100.000 persone (80.000 dei 140.000 abitanti di Messina e 15 mila sui 40.000 di Reggio) , ore 5,27 ora locale, magnitudo 7,1 -11^ della Scala Mercalli). Incuranti dello spaventoso precedente, si continua ad azzardare la soluzione di un Ponte sospeso, strallato ( 3,2 Km) , all’altezza di 60 metri slm, per abbreviare i tempi di collegamento fra le due sponde, che tuttora avvengono con belle navi traghetto capaci trasportare vagoni ferroviari e veicoli gommati.
Tutti gli studi finora compiuti si sono concentrati sulle caratteristiche tecniche del Ponte, un’opera considerata come primaria e di interesse nazionale, secondo il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, e dei Presidenti delle Regioni Calabria e Sicilia, fino all’ok del Governo,” salvo intese “, con RFI, Rete Ferroviaria Italiana, e quanti altri per definire l’ultimo studio di fattibilità”.
L’eterno ritorno del Ponte dei desideri”, scriveva Anna Donati, responsabile della mobilità del Kioto Club e consigliera Tci, nel periodico “Touring” lug. Agosto 2021, dove riportava all’attualità quel tema, con riferimento alla Relazione del Ministro delle Infrastrutture di allora. Precedentemente (2005), un Consorzio di imprese si era aggiudicato l’appalto per il “General”, la gara per progettare e realizzare quel Ponte, che continua a perdere sulle casse statali. L’udienza per il giudizio d’appello è fissato per il 16/9/23. In ballo ci sono 700 milioni di euro che nel frattempo sono cresciuti ( fino a superare, ad oggi, 1 miliardo di euro ), tra contenziosi e penali a carico della Società
Stretto di Messina, ora in liquidazione effettiva e permanente da 10 anni.
Il Governo Meloni sa benissimo che se vuole avviare l’opera dovrà presentare un decreto legge per rimettere in vita l’agonizzante Società, che non è un’Azienda privata, in quanto istituita con legge dello Stato, dal 1972 e vi fanno parte l’ANAS, le Ferrovie, le Regioni di Sicilia e Calabria.
Un progetto irrealizzabile, dunque, quello del Ponte sullo Stretto, fuori dal PNRR, vista l’impossibilità di completarne l’opera entro il 2026, osteggiato dalle Associazioni ambientaliste, bocciato dal VIA ( Valutazione Impatto Ambientale), inutile e dannoso per il pendolarismo fra le due sponde (non meno di 5.000 giornalieri), privo dello studio ( e dei costi) per la realizzazione dei nuovi tratti stradali e ferroviari da portare a quota 60 metri ( l’altezza del Ponte), lungo un tratto non inferiore ai 4 Km, ( nei due sensi) tenendo conto delle forzate e limitate pendenze ferrate , in salita, e in discesa.
Sorprende che la stampa non abbia mai fatto conoscere il parere dei Sindaci delle due città maggiormente coinvolte nel progetto, Messina e Reggio Calabria, per la contestuale necessità di dover trasferire le rispettive e attuali stazioni ferroviarie con tutti gli sconvolgimenti che ne deriverebbero ai rispettivi Piani regolatori, in termini di tempi e di costi. L’insano tentativo di insistere sul progetto di quel Ponte comporterebbe sicuramente costi superiori a quelli del terremoto 1908!
Amerigo Giuseppucci