Il nostro paese sta attraversando una fase di profonda frammentazione non solo nello spazio politico, ma anche nella società. Il bipolarismo, che avrebbe dovuto garantire stabilità e alternanza, si è trasformato in un sistema confuso e inconcludente, incapace di rispondere alle sfide del presente. A tutto questo, aggiungiamo un contesto internazionale sempre più incerto: il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca ha già  scatenato una guerra commerciale con l’Europa e, nel tempo, potrebbe ridimensionare l’impegno americano nella NATO, ponendo l’Italia e l’Unione Europea davanti a scelte strategiche cruciali. In questo scenario, la presenza di una forza politica ispirata al cattolicesimo democratico e liberale potrebbe offrire un contributo determinante per restituire all’Italia un ruolo di rilievo in Europa e nel Mediterraneo.

Il fallimento del bipolarismo italiano

Negli ultimi anni, la politica italiana è stata caratterizzata da un’alternanza tra coalizioni fragili, spesso più unite dalla volontà di battere l’avversario che da una visione comune. Il governo attuale, guidato da Giorgia Meloni, è diviso su temi fondamentali come la politica estera e l’integrazione europea, con posizioni contraddittorie che rischiano di indebolire la credibilità internazionale dell’Italia. Dall’altro lato, l’opposizione si presenta divisa e priva di una proposta chiara: il PD di Elly Schlein fatica a trovare un’identità tra radicalismo e moderazione, il M5S di Giuseppe Conte oscilla tra populismo e ambiguità, mentre le altre forze del centrosinistra non riescono a proporre una visione unitaria. Questa situazione di stallo ha un costo elevato: l’Italia rischia di rimanere isolata in Europa, incapace di incidere sulle decisioni cruciali per il proprio futuro, dalla politica economica alla difesa comune.

La necessità di un nuovo protagonismo italiano in Europa

Il ritorno di Trump alla Casa Bianca ha cambiato gli equilibri globali. La sua volontà di ridimensionare l’impegno americano nella NATO impone all’Europa di rafforzare la propria autonomia strategica. Paesi come Francia e Germania stanno già lavorando a una politica di difesa comune, mentre l’Italia appare defilata, priva di una strategia chiara. Anche sul fronte economico, la minaccia di dazi americani e il rischio di un’Europa divisa impongono una leadership politica capace di difendere gli interessi nazionali senza cadere in tentazioni sovraniste o isolazioniste. In questo quadro, l’Italia ha bisogno di una classe politica che sappia coniugare europeismo e interesse nazionale, rilanciando il ruolo del Paese nel Mediterraneo e nelle istituzioni europee.

Il contributo dei cattolici democratici

In un contesto così complesso, una presenza politica dei cattolici democratici, ben organizzata e irrobustita  da reti e movimenti  sempre più diffusi nello spazio civico, potrebbe rappresentare una risorsa preziosa per il Paese. La loro tradizione si fonda su alcuni principi chiave che rispondono alle esigenze dell’Italia di oggi: un europeismo responsabile, che non sia né acritico né ostile, ma capace di promuovere una vera integrazione politica ed economica. La costruzione di una difesa comune e l’elezione diretta di un Presidente europeo potrebbero essere obiettivi concreti da perseguire. Un’idea di sovranità aperta, che non significhi chiusura nazionalista, ma capacità di incidere nelle scelte europee con autorevolezza.

L’Italia non deve subire le decisioni di Francia e Germania, ma contribuire a plasmarle con proposte concrete. Una politica estera mediterranea, che rilanci il ruolo dell’Italia nel dialogo tra Europa, Africa e Medio Oriente, attraverso cooperazione economica e diplomatica. Una visione economica e sociale equa, che difenda i lavoratori, sostenga le famiglie e promuova l’innovazione senza cadere né nel neoliberismo sfrenato né nell’assistenzialismo sterile.

Le riforme necessarie al nostro sistema politico

Perché l’Italia possa tornare a essere un attore centrale in Europa, sono necessarie alcune riforme istituzionali e politiche. Innanzitutto si dovrebbe superare questo bipolarismo sempre più strampalato, attraverso una legge elettorale che favorisca la costruzione di coalizioni solide e programmi chiari, evitando il trasformismo e l’instabilità. Serve poi rafforzare il ruolo dell’Italia in Europa, promuovendo alleanze con Paesi come Spagna e Polonia per bilanciare l’asse franco-tedesco e contribuire alla costruzione di una difesa comune europea. Dovremmo anche investire nella politica estera mediterranea, recuperando il ruolo di ponte tra Europa e Africa, con una strategia di sviluppo sostenibile e controllo delle migrazioni basata sulla cooperazione e non solo sulla sicurezza. Il nostro paese, ora più che mai, ha bisogno di una politica che torni a pensare in grande, con una visione di lungo periodo e una strategia chiara. I cattolici democratici, con la loro tradizione di mediazione, europeismo e attenzione al sociale, possono contribuire a ridare al Paese una direzione, evitando il rischio di isolamento e irrilevanza. Se l’Italia vuol tornare ad essere  protagonista, come lo fu nel secondo dopoguerra con la ricostruzione e la rinascita, ha bisogno di un nuovo progetto politico che superi le vecchie divisioni e punti a un futuro di stabilità e di crescita, per recuperare quell’autorevolezza internazionale che oggi non ha più.

Michele Rutigliano

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