La prima parte di questo intervento è stata pubblicata ieri (CLICCA QUI)

Un progresso “costituzionale”?

Qualche anno fa abbiamo iniziato ad avvertire i gravi rischi di una alterazione degli ecosistemi naturali fatta in nome del “progresso” industriale. Fatichiamo ora però a riconoscere i guasti che questo “progresso” fuori controllo sta apportando  all’ “ecosistema” umano, alla vita intellettiva, morale e sentimentale della persona e della società, alla stessa costruzione della pace. Non ci permettiamo di fare asserzioni definitive su ciò che è infinitamente grande. Non abbiamo invece paura a manipolare ciò che è infinitamente piccolo.  Cioè a manipolare tutto ciò che è umano.

Appare naturale ipotizzare un “ordine” del mondo fisico le cui leggi possiamo conoscere in minima parte e non abbiamo dubbi sul fatto che le emissioni di CO2 danneggino irreparabilmente l’ambiente e debbano “limitare” le nostre scelte industriali. Appare invece inaccettabile ipotizzare un “ordine” naturale dell’essere umano che ci ponga dei limiti; appare inaccettabile perché in contrasto con una semplificante idea di libertà, una idea di libertà priva di limiti e quindi di un “ordine” di origine esterna.

Ma se questa idea di “ordine” può parere inaccettabile perché legata ad una visione religiosa che si presume superata c’è un’ altra idea di limite che entra in gioco ricorrendo semplicemente alla ragione e alla logica. Se l’uomo è un fine in sé- nella prospettiva kantiana e in quella delle Carte moderne dei diritti- è inaccettabile nelle relazioni umane ogni comportamento che riduca l’uomo a mezzo. In questa prospettiva solo per fare un esempio, fra i tantissimi da fare, non sarebbe compatibile con l’ idea di “progresso” l’accettazione  e legalizzazione della pratica utero in affitto, in quanto contrastante col principio razionale e ragionevole enunciato da Kant e non necessitante alcun supporto religioso. E’ evidente che il “progressismo” così adottato sarebbe un progressismo particolare, che potremmo definire persona-centrico, e che non può accettare ogni “progresso” solo perché imposto dalla tecnologia e dalle convenienze economiche.

La Sinistra progressista aderendo ingenuamente all’ idea di “progresso” e “progressismo” tout court, privo di qualificazioni,  ha rinunciato ad esercitare ogni discernimento critico rispetto ad esso ed ha aderito ad una sorta di “principio di innovazione tecnologica” per cui si può fare tutto ciò che la tecnica rende possibile fare  e si deve fare tutto ciò che la tecnica rende economicamente conveniente fare. In questa visione “neo-perfettista” della realtà potremmo dire: Tutto il potere  alla tecnologia!

Tecnologia, o tecno-scienza ed economia ( o meglio tecno-finanza) sono così divenute autorità che non è più dato discutere. Tanto meno da parte dei “progressisti”.   E’ l’idea di un progresso senza limiti e senza confini guidato e disciplinato solo dalla potenza tecnologica che non ha limiti, se non tecnologici e quindi sempre superabili.  Un progresso che include l’essere umano, in via di trasformazione grazie all’ IA che consentirà di farne un cyborg un essere oltre-umano  in qualche modo immortale o quasi.

E’ da questa idea di “progresso” che si alimenta l’idea di una competitività assoluta che produce una realtà globale in cui tutto può divenire arma da cui dobbiamo difenderci o cui non possiamo rinunciare, dai gas, alle materie prime, alle sostanze rare e così via. In questo contesto la guerra “ibrida e globale”- non necessariamente mondiale, dato che la morte e la distruzione possono concentrarsi in regioni limitate del mondo, mentre tutti gli altri contribuiscono solo economicamente e “da remoto” al lavoro sporco delle uccisioni e delle stragi –  rimane  una componente, certo dolorosa e negativa, ma inevitabile e che si può arrestare solo con l’armamento cioè con altra  guerra. Più guerra per fermare la guerra.  Una guerra che è sempre, per logica conseguenza, “difensiva” anche quando passa i limiti un tempo segnati dal diritto e dalle istituzioni internazionali. Un tempo si pensò ad una guerra per porre fine alle guerre. Era il 1914.  Ma tutto si rivelò una “grande illusione” per riprendere il titolo del celebre film di Renoir, uscito nel 1937, alla vigilia di una nuova più terribile guerra.

Il “progresso” no borders ha generato problemi che i “progressisti” dovrebbero cominciare a vedere, problemi sinora “combattuti” solo strumentalmente per acquisire consenso  solo dalle Destre che possono nascondere così l’autoritarismo che inseguono e che è legato al tecno-liberismo che sostengono, in modo più o meno mascherato, , che si tratti dell’argentino Milei o di Elon Musk  le cose non cambiano.

Questi problemi possono essere così rapidamente sintetizzati.

Pensiamo a ciò che si dice “populismo” , ma in realtà è semplicemente democrazia senza vera partecipazione  e senza vero dibattito, democrazia de-parlamentarizzata, fondata sui sondaggi e sulla reattività in “tempo reale”, cioè sulla deliberazione espropriata del tempo. E magari realizzata da una mente artificiale.  Cosa hanno fatto sinora i “progressisti” per fermare la deriva dei Parlamenti e della partecipazione oltre a denunciare vanamente e ipocritamente la presunta disaffezione e demotivazione dei cittadini? Le crisi e le nuove criticità politiche  evidenziatesi in questi giorni e settimane, in USA e in Francia, ci mostrano la debolezza dei presidenzialismi e semipresidenzialismi e all’opposto la forza dei Parlamenti rappresentativi che riescono talvolta a mani nude a fermare o contrastare un colpo di stato, come pare sia avvenuto nella Correa del Sud, peraltro in un’area  di grande rilevanza per la pace mondiale.  Cosa hanno fatto i “progressisti” in Italia per porre fine alla stagione delle leggi elettorali incostituzionali o di dubbia costituzionalità che da un ventennio intossicano la democrazia italiana e allontanano dal voto i cittadini comuni?

Cosa fanno i “progressisti” in Italia ed in Europa per superare il tecno-liberismo alla Elon Musk o alla Javier Milei per promuovere gli investimenti pubblici necessari per tutelare la vitae il lavoro  e per  indirizzare i governi che ne hanno bisogno verso un taglio sostenibile del debito pubblico fatto, non con la mitica “motosega” di Milei, che taglia debiti, insieme a  posti di lavoro e vita dei cittadini comuni,  ma  con gli strumenti fiscali adeguati che non uccidano il paziente anche in caso di “operazione riuscita”?

Cosa fanno i “progressisti” per far sì che la “transizione ecologica” sia davvero socialmente ed economicamente sostenibile  e per uscire dalla trappola mentale della “emergenza” ?

Cosa fanno i “progressisti” per introdurre un umanesimo digitale che consenta di usare l’ Intelligenza Artificiale dove essa può davvero essere una risorsa per il miglioramento della vita delle persone comuni e per evitare che essa diventi un nuovo ed invisibile guardiano dei cittadini nelle mani delle nuove potentissime oligarchie al potere?

Cosa fanno i “progressisti” per promuovere    un sistema di relazioni internazionali ordinato e pacifico, che non siano fondate sul conflitto permanente e diffusivo,  sulla “weaponisation” cioè sulla trasformazione di economia e tecnologia in arma bellica e sull’annichilimento del diritto internazionale e delle sue istituzioni?

Cosa fanno i “progressisti” per superare i guasti antropologici causati dalla pandemia  che ha accentuato individualismo e indifferenza  e soprattutto ha messo tra parentesi quella “cultura della cura” , che, al di là della retorica ufficiale, sembra oggi in Italia affondare proprio in quei settori che più chiedono la gratuità e la generosità di ciascuno, per intervenire su chi è più debole, come è il caso del sistema sanitario e di quello scolastico, all’interno dei quali si sviluppano conflittualità antropologiche inimmaginabili solo qualche anno fa ?

Forse il progressismo “persona centrico” è proprio quello implicito nell’art. 3 della Costituzione : “ E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana  e l’effettiva partecipazione  di tutti i lavoratori  all’organizzazione  politica, economica e sociale del Paese,”

In queste parole il “progresso” trova al tempo stesso una finalità, un ordine implicito ed un limite intrinseco , il “pieno sviluppo  della persona umana” e la “partecipazione effettiva”. E soprattutto ritrova la “persona” che è sempre una entità in relazione con altri e con la concretezza del reale, non trova l’ “individuo” atomizzato che guarda solo a se stesso e che non conosce altro “progresso”. se non quello del suo potenziamento illimitato e solitario, quello del cyborg, della Intelligenza Artificiale e  dei poteri tecnocratici.

Quello della nostra Costituzione è forse il “progressismo” che andiamo cercando, un “progressismo costituzionale”. Ma il “progressismo” ha bisogno di una determinazione e di un indirizzo.  Questo non mi sembra più discutibile.

Umberto Baldocchi

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